“Il Demone della Paura”, di Zygmunt Bauman, editrice
Laterza-La Repubblica, ISBN: 978-88-581-1195-6.
Il saggio è incentrato sulle
paure dell’uomo moderno e sulla loro evoluzione in funzione dell’importanza che
esse assumono nella percezione dei singoli e nell’immaginario collettivo.
Il timore è da sempre presente nell’uomo e,
fin dagli albori ne ha condizionato la spinta evolutiva e l’organizzazione
sociale. Spesso, le paure sono diffuse, alimentate e amplificate attraverso
l’opera, più o meno consapevole, dei mass media e, non di rado, esse si prestano
a essere manipolate o sfruttate da parte di alcune istituzioni politiche ed
economiche che trovano la propria funzione, giustificazione e/o il loro
tornaconto nel sopperire a esse. Dall’altra parte, altrettanto frequentemente, sono
proprio gli organi sociali e politici a farsi condizionare da timori reali e
astratti e a contribuire al diffondersi si ansie, fobie e timori generalizzati.
Nel corso dell’opera l’Autore esegue
una breve ricognizione dei nostri principali timori tracciando una mappa della
loro evoluzione recente, ecco quindi che essi, in alcuni casi s’incarnano in
forme umana in conformità a stereotipi, per esempio attraverso la figura del terrorista
e/o del criminale; spesso, a loro volta, associati all’immagine dell’immigrato,
personaggio alieno per definizione e, pertanto, automaticamente sospetto agli
occhi degli autoctoni. Altre volte, emergono e prevalgono altre forme di ansia,
ad esempio legate alla globalizzazione e a tutti i suoi effetti negativi sulla
sfera economica e occupazionale e, ancora, tutti i timori legati alla salute
originati, dal terrore della diffusione di malattie e contagi (es. Sars, Aids,
pandemia pseudo “spagnola”) o, dal nostro modo di vivere (es. tumori, prione di
“mucca pazza”, obesità, bulimia e anoressia) o, all’opposto, dal diffondersi di
pseudoscienze o di cattiva informazione (es. i timori, spesso ingiustificati
nei confronti dei vaccini) o, ancora, le fobie legate alla contaminazione di
cibi e bevande.
L’evoluzione nel modo di sentire
la paura si riflette ed anche si genera dal diverso approccio che l’essere
umano ha nei confronti di sé e degli altri. Il ripiegamento verso forme sempre
più evidenti d’individualismo non fa che aumentare la nostra propensione a
sviluppare forme sempre più diffuse di ansia legate alla percezione della
nostra fragilità e insicurezza e che trova un riscontro nelle mode, produce un
forte impatto sulla politica e, secondo l’Autore, si avverte anche attraverso l’evoluzione
dell’urbanistica. Riguardo a questo aspetto particolare Bauman ci fa notare
quanto sia cambiata la nostra percezione della città vista come insieme. L’agglomerato
urbano nasce spesso ed essenzialmente come risorsa difensiva nei confronti dell’ambiente
esterno, per definizione, selvaggio e quindi pericoloso. Con il crescere dell’urbanizzazione,
della congestione e della fluidità delle città, aumenta, invece, la sensazione che
il pericolo ormai provenga soprattutto dall’interno e, di conseguenza, la città
non viene più considerata come un luogo sicuro, mentre, nel frattempo, s’innalza
il senso di mutua alienazione fra i cittadini. Questo si riflette nel trend in
espansione che sopperisce alla crescita della domanda di sicurezza individuale che,
ormai è sfruttata e reclamizzata attivamente attraverso la creazione di
dotazioni atte a garantire la privacy, l’inviolabilità e l’impermeabilità dei
luoghi.
Un saggio piacevole da leggere e con
spunti interessanti, ma che, a causa del ridotto numero di pagine, non
approfondisce abbastanza gli argomenti trattati.
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