sabato 11 gennaio 2014

Recensione: Difendere la Terra di Mezzo

“Difendere la Terra di Mezzo”, di Wu Ming 4, edizioni Odoya, ISBN: 978-88-6288-193-7.

Si tratta di un bellissimo saggio sulle opere dello scrittore inglese John Ronald Reuel Tolkien, autore dell’ormai famosissimo “Il Signore degli Anelli” e di un intero “corpus” di opere dedicato al mondo fantastico della “Terra di Mezzo”. Per altro, Wu Ming 4 ci ricorda che Tolkien non fu solo l’inventore del genere fantasy, anzi, nel corso della sua esistenza fu certamente la sua figura di eminente studioso che prevalse sulla sua fama di scrittore, tanto che, la maggior parte dei suoi scritti incentrati sul mondo di sua invenzione furono pubblicati postumi dal figlio. In vita, Tolkien si distinse soprattutto come erudito filologo, linguista ed esperto di letteratura anglosassone.
Il curriculum del padre del genere fantasy non è di secondaria importanza ai fini della discussione sul valore delle opere dedicate al suo universo fantastico; fin dal suo apparire, infatti, romanzi come “Lo Hobbit” e “Il Signore degli Anelli” furono largamente snobbati dalla critica letteraria e relegati al filone della letteratura per ragazzi e di “evasione” e, persino “Il Silmarillion” fece molta fatica ad accreditarsi come opera appartenente al filone dell’epica al pari di capolavori come l’Iliade o il Beowulf.  
Wu Ming 4 ha poi il merito di affrontare e dirimere definitivamente un aspetto tutto italiano legato alle opere di Tolkien, cioè la loro supposta appartenenza alla letteratura di “destra” e di area cattolica. L’Autore affronta il tema con un grande equilibrio ammettendo che le opere del creatore della Terra di Mezzo includono molti aspetti che possono essere fatti risalire alla simbologia cristiana (Tolkien, era un fervente cattolico!) e riconoscendo che uno degli obiettivi dell’autore inglese era proprio quello di sviluppare il tema morale ed etico nei personaggi di sua invenzione. Dall’altra parte, però, Wu Ming 4 dimostra che il mondo tolkeniano non si presta a facili semplificazioni, spesso i personaggi si presentano con caratteristiche molto eterogenee che mischiano valori moderni a quelli tradizionali e anche l’invenzione più genuina della saga, cioè, la razza degli Hobbit sembra lontana anni luce dalla mitologia eroica verso la quale si è identificata per anni certa parte della “destra” giovanile. Quello che invece sembrava stare a cuore all’autore inglese è l’enfasi su concetti molto profondi, individuali ed anche molto moderni come: il senso di responsabilità e del dovere, la libertà di scelta ed anche al libero arbitrio; il coraggio e la tenacia dei singoli; il senso di giustizia; il rifiuto della violenza anche se praticata a “fin di bene” e i rischi del potere quando esso è eccessivo.
Niente male veramente! Personalmente non posso che ringraziare Wu Ming 4 per avermi restituito più bello che mai un mondo che, a distanza di trent’anni, cominciavo a dimenticare e che, grazie all’Autore, avrei voglia di cominciare a riscoprire con occhi da adulto.

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