lunedì 3 dicembre 2012

Recensione: I Prigionieri dei Savoia – La vera storia della congiura di Fenestrelle

“I Prigionieri dei Savoia – La vera storia della congiura di Fenestrelle”, di Alessandro Barbero, edizioni Laterza, ISBN: 978-88-420-9566-8.

Da qualche tempo, in Italia, è in atto un processo di revisione, spesso assai critico, del periodo risorgimentale. Molte delle nuove ricerche hanno permesso una migliore comprensione di questo complesso periodo storico, ridimensionandone magari un po’ l’aspetto eroico e sacrale e facendo emergere quell’insieme di difficoltà d’integrazione di culture, spesso molto diverse, che resero difficoltoso e spesso doloroso e contradditorio il processo di unificazione nazionale. A fianco di queste opere di ricerca necessarie e meritorie, si è però sviluppato un filone di “studi” che si propone una vera e propria opera di mistificazione dell’epopea unitaria e che, invece, tende a rovesciare i fatti e a stravolgere la verità. Quest’opera dell’Autore si scaglia proprio contro questo genere di falsa storiografia e s’incarica di confutare una delle più persuasive e accreditate leggende nere del periodo risorgimentale, quella che cerca di avallare il mito di un genocidio perpetrato dalle autorità piemontesi nei confronti dei soldati borbonici caduti in mano dell’esercito nazionale durante lo sfaldamento del regno delle Due Sicilie.

L’Autore, attraverso una precisa opera di ricerca, annichilisce completamente queste voci e anzi, illustra chiaramente come le intenzioni delle autorità, ma anche la loro messa in pratica, andasse esattamente nel senso opposto. I soldati meridionali non andarono per nulla incontro un destino di morte, deportazioni e maltrattamenti, ma anzi, fin da subito, per essi si prefigurò e si cercò di favorire l’integrazione nell’esercito nazionale. Non ci furono quindi campi di sterminio e neppure di concentramento e, persino le fasi di detenzione iniziali, quelle più disorganizzate e caotiche furono brevi, relativamente indolori e non certo finalizzate alla distruzione fisica e morale degli ex soldati borbonici. L’Autore dimostra come siano assolutamente false le ricostruzioni riguardo alle finalità e all’organizzazione di campi di addestramento come quello di S. Maurizio Canavese e smonta completamente l’immagine famigerata di luogo di assembramento e di sterminio accreditata al forte di Fenestrelle. Barbero, correttamente, non descrive certo un quadro idilliaco, le difficoltà furono molte come anche i disagi patiti, ma nonostante ciò emerge una visione confortante del comportamento e delle finalità della classe politica neo unitaria, dell’apparato amministrativo e di quello militare (sostanzialmente ancora piemontese), che si dimostrarono di un’insospettata efficienza e di una certa magnanimità ispirata dalla genuina volontà d’integrazione, al quale si aggiunse l’applicazione di un puntiglioso garantismo (che oggi spesso ci sogniamo!) da parte della magistratura militare.

Nel tracciare il destino dei prigionieri borbonici, l’Autore si dimostra di una precisione e di una meticolosità che sfiora la pedanteria, si ha quasi l’impressione che nessun nominativo sfugga alla minuziosa ricostruzione del ricercatore. Quest’approccio rende oggettivamente il testo un po’ pesante e ripetitivo in certe parti, ma alla fine si dimostra necessario per fugare ogni ombra di dubbio nella mente del lettore. All’Autore vanno tutti i miei complimenti e il mio ringraziamento, sono, infatti, convinto che, per arrivare a una seria ricostruzione dei fatti storici si dovrebbero scrivere decine di ricerche improntate a questo livello di serietà.

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