venerdì 14 dicembre 2012

Recensione: Papillon


“Papillon”, di Henri Charrière, edizioni Oscar Mondadori, ISBN: 978-88-04-38194-5.
Siamo nel 1931, Henri Charrière è accusato e condannato per un omicidio per il quale si proclama innocente. Ha venticinque anni ed è inviato a scontare una detenzione a vita nel sistema di bagni penali della Guyana Francese. Una volta condannato penserà solo alla fuga compiendo nove evasioni nell’arco di tredici anni di detenzione e riuscendo infine a fuggire definitivamente dall’Isola del Diavolo, situata al largo della costa della colonia francese (ora facente parte dei “départements d’outre-mer”), per raggiungere il Venezuela, dove prenderà residenza e cittadinanza.

 Il libro, dal quale verrà anche tratto l’omonimo film del 1973, (interpretato da Steve McQueen e Dustin Hoffman) è, secondo l’Autore, completamente autobiografico. Ciò lascia francamente stupiti, viste le peripezie alle quali va incontro il protagonista Papillon, certamente non uno “Stinco di Santo” per sua stessa ammissione, ma assolutamente ammirevole per il suo indomito coraggio, resistenza e tenacia, per la sua inventiva e arguzia, per il suo orgoglio di uomo “libero”, ma anche per la sua stramba ma umanissima etica e lealtà.
L’opera, scritta in un linguaggio semplice e diretto, è veramente scorrevole e avvincente. Essa ha finito per costituire, da una parte un potente atto d’accusa contro il sistema carcerario e, dall’altra, per rappresentare un monumentale elogio all’idea di Libertà, unica Dea che, a questo mondo, forse, valga la pena di adorare.

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