martedì 19 giugno 2012

Recensione: Verità, bellezza, bontà – Educare alle virtù nel ventunesimo secolo

“Verità, bellezza, bontà – Educare alle virtù nel ventunesimo secolo”, titolo originale: “Truth, Beauty and Goodness Reframed”, di Howard Gardner, traduzione di Virginio B. Sala, edizioni Feltrinelli, ISBN 978-88-07-10474-9.
Verità, bellezza e bontà vengono solitamente accostate a gradi più o meno alti di “Civiltà”, ma la loro definizione non risulta né agevole né stabile nel corso della storia. Nella prima parte del libro, per ognuna delle virtù in oggetto, l’Autore prova a fare un’analisi della situazione attuale tenendo soprattutto presenti gli effetti che i media digitali e il processo di globalizzazione hanno sulla definizione di tali concetti e sulla loro percezione da parte di un’estrema eterogeneità di soggetti. Ne esce un quadro che, se da una parte prefigura una serie di tensioni e difficoltà da parte dell’utilizzatore delle informazioni sempre più disorientato dalla grande disponibilità di fonti, spesso però non correlate e non di rado mutualmente contrastanti, dall’altra vede anche gli aspetti positivi di questo fenomeno. Il ricercatore attento può, infatti, valersi rapidamente di una pluralità di accessi e di stimoli tali da consentire una rapida comparazione delle informazioni di origine diversa e da ciò può scaturire sia la possibilità di farsi delle opinioni molto affidabili sugli eventi ricercati, sia favorire la diffusione, il mescolamento e la conoscenza di nuovi gusti e tendenze. Secondo l’Autore, grazie alla personale consapevolezza che si ha dello stato attuale delle conoscenze scientifiche e storiche e delle basilari regole d’uso e della morale, risulta comunque possibile stabilire con un rilevante grado di certezza e un adeguato livello di consenso cosa effettivamente si debba intendere con i termini “Vero”, “Bello” e “Giusto” in un certo momento e luogo. È quindi fugato il dubbio suggerito da parte del pensiero post-modernista che tutto sia esclusivamente “relativo” e quindi soggettivo. E’ però nell’ambito della sfera personale del soggetto che va creata quella capacità critica che porta al riconoscimento delle virtù quando esse sono incontrate e valutate. Se da una parte la tale capacità deve essere in un certo qual modo dinamica e rimanere aperta alle novità, dall’altra, deve basarsi su una cultura morale, storica e scientifica consolidata. E’ per questo che, nella seconda parte del libro, partendo dall’esperienza neonatale per poi seguire i successivi stadi legati all’infanzia, all’adolescenza e ai vari gradi caratterizzanti ormai l’età matura, l’Autore si sofferma sulle modalità in cui sono percepite le virtù durante le varie fasi evolutive dell’individuo. Sempre a questo proposito, facendo riferimento sia ai nuovi studi delle neuroscienze che sembrano ammettere la capacità delle cellule nervose cerebrali di rigenerarsi e di riconfigurarsi in una nuova serie di connessioni neurali e, constando quanto sia cresciuta negli ultimi decenni l’aspettativa di vita di molti esseri umani, Il libro fornisce anche un quadro ottimistico riguardo alla capacità individuale di affinarsi continuamente nel campo della pratica e del riconoscimento delle tre virtù citate.

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