venerdì 18 maggio 2012

Recensione: Obbedienza e Libertà: Critica e rinnovamento della coscienza cristiana

“Obbedienza e Libertà: Critica e rinnovamento della coscienza cristiana”, di Vito Mancuso, edizioni Campo dei Fiori, ISBN 978-88-6411-576-4.
L’Autore affronta uno degli aspetti più moderni del disagio dell’essere cristiano, illustrando il dilemma che spesso si pone al credente quando egli è posto di fronte alla scelta fra l’obbedienza all’autorità della Chiesa e ai dettami della dottrina raffrontati alla libertà d’azione, di pensiero e di giudizio che gli vengono suggeriti dalla propria coscienza. Il libro tratta quindi una serie di temi interessanti affrontando il problema di come l’istituzione ecclesiastica, accettando di essere coinvolta nell’agire politico, sia stata fortemente influenzata e contaminata dalle logiche del potere e dall’affermazione e conservazione del principio di autorità.
Riprendendo un famoso passo tratto dai “Fratelli Karamazov” di Dostoevskij, che immagina un dialogo intercorso fra un anziano Grande inquisitore e un Cristo redivivo riapparso nella Spagna medioevale e da questi immediatamente riconosciuto e arrestato, l’Autore affronta il problema del “Disagio” della libertà, ritenuta nella pratica e secondo una costante interpretazione storica della Chiesa, (forse non sempre a torto) invisa agli esseri umani, dal cui “Peso” essi se ne sgravano volentieri alla prima occasione accettando un ben più confortevole autoritarismo supportato da un rassicurante dogmatismo dottrinale e a scapito della libera ricerca spirituale. Da quest’arroccamento su posizioni tradizionaliste emergono un progressivo distacco e una crescente incoerenza nei confronti del mondo reale che non può che creare una costante contraddizione che si estrinseca nella tensione fra i dettami della dottrina da una parte e la percezione di sensatezza e verità dall’altra. Da qui la necessità e la proposta di un nuovo metodo di ricerca religiosa basato sostanzialmente sull’applicazione della “Regola aurea” (Non fare agli altri ciò che non desideri sia fatto a te stesso!) e sull’incessante ricerca del giusto, dell’equo e della verità intrinseca che emergono dal giudizio morale emesso dalla coscienza, vera essenza del pneūma ed espressione della componente morale e spirituale dell’essere umano. Tale approccio, secondo l’Autore, assieme al processo d’interiorizzazione a livello individuale di quei valori che la morale cristiana considera come non negoziabili, permetterebbe al cristianesimo di lasciare maggiori spazi di libertà sociale e di eliminare parte delle contraddizioni che lo contrappongono ad altre fedi o ai valori laici. Quest’approccio eliminerebbe parte dell’interferenza della Chiesa rispetto al dibattito politico, il che consentirebbe rapidi progressi nel campo di quelle riforme sociali che continuano a mancare a causa dell’opposizione del mondo cattolico.
In sintesi, il libro è scorrevole e interessante, anche se forse dai contenuti un po’ prevedibili. Per il sottoscritto ha poi il difetto di giungere in ritardo di parecchi decenni. Personalmente. Infatti, non mi sono mai realmente dibattuto nel dilemma proposto dall’Autore e, forse per questo motivo, non ho potuto riservare a quest’opera più che una tiepida seppure favorevole accoglienza.

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