lunedì 7 maggio 2012

Recensione: Il Sol dell'Avvenire

“Il Sol Dell’Avvenire” di Giovanni Fasanella e Gianfranco Pannonei, editrice Chiarelettere, iSBN 978-88-6199-076-9.
Premetto che mi sono avvicinato a quest’opera un po’ per ventura. In questo caso, infatti, non si tratta esattamente di un libro, ma di una confezione contenente un dvd del film documentario “Il Sol dell’Avvenire” riguardante la nascita delle brigate rosse e corredato da un interessante libretto: “Il Sol dell’avvenire, diario tragicomico di un film politicamente scorretto”, che alla fine, ho trovato forse più istruttivo del film. Il tutto giaceva ancora incellofanato, non so da quando,nella mia libreria, probabile risultato di un passato acquisto compulsivo. L’ho ripreso in mano in seguito di una recente lettura sul difficile periodo della nostra storia che attraversa gli anni sessanta e settanta (Ordine nero, guerriglia rossa - La violenza politica nell’Italia sessanta e settanta (1966-1975)”, iSBN 978-88-06-19449-9) ed ero totalmente ignaro delle polemiche che erano seguite alla produzione, la proiezione e la distribuzione del film.
Il documentario riprende un incontro, promosso dal regista avvenuto nel 2007 fra cinque ex ragazzi del sessantotto, ormai ampiamente sessantenni. L’incontro avviene in un ristorante a Costaferrata (RE), diventato celebre per aver ospitato nel 1970 un convegno di giovani aderenti ai partiti e movimenti di sinistra che finirà per sancire, per alcuni di essi, la scelta di entrata in clandestinità e l’avvio della lotta armata contro la Repubblica e l’ordinamento democratico. Fra i protagonisti della rimpatriata troveremo quindi: Alberto Franceschini, fondatore con Renato Curcio delle BR (Brigate Rosse), reduce da diciotto anni di carcere e dissociatosi dal terrorismo nel 1983; Tonino Loris Paroli, anch’egli incarcerato per sedici anni e mai dissociatosi dal proprio passato rivoluzionario; Roberto Ognibene, condannato a vent’otto anni di carcere e dissociatosi dalla lotta armata nel 1986; Paolo Rozzi, Presidente del IV Municipio di Reggio, originariamente presente alla riunione storica di Costaferrata, ma che rifiutò la scelta della lotta armata continuando a impegnarsi in politica nell’alveo del PCI; e infine, Annibale Viappiani, sindacalista che rifiutò anch’egli l’adesione al terrorismo, seppure, a suo dire, fosse stato tentato e ad un passo da intraprendere tale scelta. Il collegamento fra tutti questi personaggi passa attraverso la comune esperienza dell’”Appartamento”, un locale affittato da ragazzi di sinistra nel centro di Reggio Emilia sul finire degli anni sessanta dove essi svolsero tutti attività politica. Il documentario quindi, parte da una rimpatriata svoltasi ai giorni nostri per cercare di spiegare il contesto sociale e le motivazioni che portarono alcuni a optare per la lotta armata, ma non si pone l’obiettivo né di ricostruire la genesi e la storia della BR, né di dare un vero giudizio sul periodo storico degli “Anni di piombo” e rimane, a mio avviso, volutamente, più nell’ambito dell’analisi delle scelte e della descrizione delle esperienze dei protagonisti, soffermandosi più sulla descrizione dei personaggi rispetto a quanto tratti effettivamente dei fatti di cronaca a essi riconducibili. Premetto che, pare, che il film abbia ottenuto un grande successo di critiche e di pubblico dalla sua presentazione al festival cinematografico di Locarno svoltosi nel 2008 e pertanto mi sono assai sorpreso quando ho scoperto che, fin dal progetto di realizzazione, ma soprattutto nelle fasi successive alla realizzazione si sia scatenata una tempesta mediatica che ha visto contrapporsi i sostenitori e i detrattori dell’opera. Questo è esattamente l’aspetto che ha finito per interessarmi di più. Tale storia nella storia è raccontata dagli autori della pellicola nel libretto allegato al dvd: “Il Sol dell’avvenire, diario tragicomico di un film politicamente scorretto”. Esso svela, seppure secondo il punto di vista dei produttori (ma allegando anche una consistente rassegna stampa di quanto emerso sui principali quotidiani), l’imbarazzo degli ambienti politici, in particolare di quelli di sinistra, nell’affrontare un periodo storico che ancora presenta molte aree grigie e responsabilità da chiarire; soprattutto però, illumina in maniera impietosa i meccanismi che smuovono o negano i finanziamenti pubblici da parte del Mibac, il ministero per i Beni e le Attività culturali. Come profano, sono rimasto incuriosito anche solo riguardo all’esistenza e alla funzione di tale organismo, come spettatore mi sono in parte divertito di fronte alle meschinerie di alcuni dei soggetti citati e come contribuente rimango perplesso riguardo all’uso che viene fatto delle imposte che sono tenuto a versare. Ringrazio pertanto gli Autori e l’editrice Chiarelettere per avermi permesso di assistere a un tal emblematico siparietto!

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