martedì 15 maggio 2012

Recensione: La Battaglia di Maratona

“La Battaglia di Maratona”, titolo originale: “The Battle of Marathon”, di Peter Krentz, traduzione di Stefano Manfredi, edizioni Il Mulino, ISBN 978-88-15-23379-0.
Lo scontro si svolse nella tarda estate del 490 a.c. e vide contrapporsi i greci ateniesi, supportati da un contingente di platesi, all’esercito persiano. Gli avvenimenti e gli antefatti che si riferiscono alla battaglia di Maratona ci sono pervenuti soprattutto grazie all’opera dello storico Erodoto. La battaglia fu il culmine di una fase di attrito fra le genti elleniche e l’impero che traeva origine dalla rivolta iniziata nel 499 a.c. nella città di Mileto in Asia Minore. Sedata la rivolta, l’impero persiano cominciò una politica di pressione ed espansione verso la sponda europea dell’Egeo che aveva come obiettivo la sottomissione della Grecia. Nell’ambito di questa strategia rientrava la punizione e la sottomissione delle città di Eretria e di Atene che avevano entrambe contribuito alla rivolta ionica e alla presa e al saccheggio della città di Sardi. Riguardo ad Atene, i persiani intendevano far leva anche sui dissidi interni alla città e portarono avanti il progetto, forse appoggiato anche dalla potente famiglia ateniese degli Alcmeonidi, di abbattere la democrazia e di re-instaurare il tiranno Ippia, espulso dalla città nel 510 a.c. con l’aiuto degli spartani.
Le forze persiane si radunarono in Cilicia per poi salpare verso le Cicladi, che furono sottomesse senza particolare difficoltà; esse giunsero sulla piana di Maratona, distante da Atene circa 40 km, verso i primi di settembre. Il luogo fu scelto dal comandante persiano Dati perché ricco d’acqua e favorevole all’uso e all’acquartieramento della cavalleria, l’elemento più temibile dell’esercito persiano. Nonostante la scelta tattica, i greci, dopo alcuni giorni di reciproco studio, presero l’iniziativa sotto il comando dello stratego Milziade e inflissero ai persiani una pesante sconfitta, assestando la prima battuta d’arresto a un apparato bellico che, fino a quel momento, era apparso sostanzialmente invincibile.
Il libro è bello e scorrevole e prende in considerazione tutti gli aspetti principali che portarono alla battaglia, è possibile però che chi sia interessato al solo svolgimento del fatto d’armi rimanga deluso perché la descrizione del combattimento in se non è preponderante in quest’opera che, invece, riproduce efficacemente tutto il quadro di riferimento e i fatti essenziali, ma non pretende di ricostruire con esattezza un evento così distante nel tempo e del quale si sono ormai persi i dettagli. L’Autore, partendo dalle contese politiche che, dalla cacciata di Ippia da Atene, portarono la città prima a ricercare l’alleanza dei persiani per poi porsi in contrapposizione a essi, si sofferma sulla descrizione del funzionamento dell’esercito persiano e della situazione sociale e politica della regione. È inoltre riposta molta attenzione nel tentativo di ricostruzione della topografia del terreno sul quale avvenne lo scontro e degli avvenimenti che ne caratterizzarono lo svolgimento. Da questa cura ne scaturisce una ricostruzione convincente che, effettivamente, sembra superare le non poche contraddizioni che sono pervenute fino a noi.

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