domenica 15 gennaio 2012

Recensione: Ventesimo Secolo, l’età della violenza – Una nuova interpretazione del novecento

“Ventesimo Secolo, l’età della violenza – Una nuova interpretazione del novecento”, titolo originale: “The War of The World”, di Niall Fergusson, editrice Mondadori, traduzione di Donatella Laddomada, ISBN: 978-88-04-58394-3.
E’ forse opportuno premettere che il titolo dell’edizione italiana non mi è sembrato dei più azzeccati e, a parer mio, risulta fuorviante in quanto lascia intendere che l’Autore abbia voluto svolgere una trattazione che copre l’intero periodo del Novecento quando invece il libro si concentra sulla prima metà del secolo riservando solo uno spazio relativamente esiguo alle vicende e al quadro storico successivo. Il titolo originale, invece: “The War of the World” rende comprensibile molto meglio il pensiero dell’Autore e l’”Architettura” dell’opera. Nail Ferguson vuole esplicitamente richiamare il quasi omonimo romanzo di fantascienza scritto dall’inglese Herbert George Wells (1866 – 1946): “The War of the Worlds” e reso famosissimo dall’adattamento radiofonico diretto da Orson Welles e trasmesso negli Stati Uniti il 30 Ottobre del 1938. Il romanzo originale, scritto alla fine dell’Ottocento racconta di un’invasione aliena che ha il proposito di sterminare la popolazione terrestre per impadronirsi del pianeta. Di conseguenza, gli invasori marziani compiono efferati e deliberati atti di distruzione, violenza e crudeltà nei confronti dell’intera popolazione terrestre, perlopiù composta di civili inermi. Vengono così anticipati gli scenari di estrema violenza, di guerra totale e di sterminio pianificato che caratterizzeranno moltissimi conflitti dello scorso secolo, e in particolare, la Seconda Guerra Mondiale. Partendo da queste immagini l’Autore si domanda il perché il Novecento, soprattutto nella sua prima metà, si sia caratterizzato come uno dei secoli più sanguinosi della nostra Storia, tanto più che il medesimo periodo si pone come straordinario anche in termini di progressi scientifici, tecnologici, economici, sociali ed etici. Il risultato di queste riflessioni è un libro estremamente interessante che prende in considerazione in maniera convincente quell’intreccio di concause che fecero da detonatore a queste esplosione di violenza e che ancora adesso, spesso risultano alla base dei conflitti: l’ossessione per la purezza razziale (il “Meme” della razza), l’estremizzazione dei sentimenti e delle tensioni nazionalistiche e degli antagonismi ideologici e religiosi, la crisi e collasso di consolidate strutture politiche e territoriali a carattere multirazziale e multietnico, la distribuzione del potere e delle risorse economiche fra le varie classi sociali, gruppi o etnie all’interno della società, il ruolo distruttivo delle crisi e della volatilità economica, l’impatto delle barriere e delle restrizioni commerciali, il tentativo di controllo di particolari settori o risorse strategiche, la diffusione di teorie scientifiche ed economiche errate; tutto questo spesso costituisce il terreno di cultura ideale sulla quale prospera la pianta dell’odio. A tutto ciò, secondo l’Autore, viene anche a inserirsi il progressivo declino relativo dell’Occidente, che comincia a manifestarsi a partire dai primi anni del secolo e che diventa manifesto a seguito della progressiva ascesa dell’impero giapponese. Sarà dunque questa miscela esplosiva a precipitare le nazioni occidentali, i loro alleati e antagonisti nella spirale di violenza che l’Autore chiama la “Guerra dei cinquant’anni” o, la “Guerra del Mondo” i cui effetti e le cui conseguenze sono ancora visibili e percepibili oggigiorno.

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