“La Legge del Sangue – pensare e agire
da nazisti”, titolo originale: “la loi du sang. Penser et agir en nazi”, Johann
Chapoutot, traduzione di Valeris Zini, edizioni Einaudi, ISBN
978-88-06-22712-8.
Un saggio bellissimo che ci guida alle radici della cultura nazista
spiegandone i dogmi, le origini fattuali, i riferimenti culturali e perfino (il
che mi è apparso stranamente curioso!), la sua insospettabile coerenza interna.
Si perché, una volta accettati i dogmi
fondanti (per me molto fantasiosi) della preminenza di una razza nordica
originaria e naturalmente “superiore” sul piano genetico e etico, della purezza
del sangue e di una forma radicale di darwinismo naturale e sociale, si finisce
per considerare come coerente un mondo all’incontrario che riscrive la storia
attraverso una chiave di lettura che racconta di una guerra totale apocalittica
e plurimillenaria fra culture e razze diverse, finalizzata al dominio del
proprio spazio vitale e alla conservazione della purezza dei caratteri raziali
originali. In questo contesto, tutto è ricompreso nei concetti di popolo,
razza, sangue e suolo; l’individualismo come l’universalismo sono illusioni,
errori o vizi del pensiero, mentre è importante solo ciò che preserva e
rafforza la comunità raziale del “Popolo” (Volk). Da qui consegue l’odio per
gli allogeni, la condanna dell’aborto, il ricorso all’eugenetica, la
pianificazione dell’aggressione territoriale e la pratica del genocidio. Per la
morale nazista tutto ciò è frutto di “Scelte”, ma soprattutto trattasi di
azioni necessarie, coerenti e virtuose finalizzate alla prevalenza in una lotta
per la sopravvivenza disperata e totale che non ammette né cedimenti né dilemmi
etici e morali.
Un vero tour nelle catacombe dell’animo
umano.
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