martedì 31 maggio 2016

Recensione: Niente di nuovo sul fronte occidentale


“Niente di nuovo sul fronte occidentale”, titolo originale: “Im Westen nichts Neues” di Erich Maria Remarque, traduzione di Stefano Jacini, edizioni Neri Pozza, ISBN 978-88-545-1167-5.
“Niente di nuovo sul fronte occidentale” è un romanzo autobiografico. Attraverso il racconto del protagonista, Paul Bäumer, viene descritto il tragico destino di un’intera classe liceale, arruolatasi in blocco per partecipare alla Grande Guerra sull’onda dell’entusiasmo interventista. Paul, insieme ai compagni scoprirà presto la differenza fra gli orrori della guerra e l’immaginario eroico e patriottico, frutto delle sue fantasie, ma anche attivamente instillatogli dai professori e dalla propaganda.
Il libro, per me è un capolavoro che merita tutta la fama che gli viene comunemente accordata.
Trovo che il contenuto e il messaggio essenziale del romanzo sia efficacemente riassunto dall’Autore stesso che nella dedica iniziale scrive:” Questo libro non vuol essere né un atto d’accusa né una confessione. Esso non è che il tentativo di raffigurare una generazione la quale – anche se sfuggì alle granate – venne distrutta dalla guerra”.
In effetti, quest’opera si discosta molto, per esempio da un altro bellissimo romanzo del genere come “Un anno sull’altopiano” del nostro Emilio Lussu. Trovo anzi che le due opere costituiscano un insieme straordinariamente complementare: il primo più introspettivo, si sofferma sul disagio psicologico dei combattenti e lascia prefigurare lo sradicamento dei reduci; mentre il secondo, apparentemente più oggettivo, descrive con una dose inimitabile di sobrietà l’insensatezza della guerra, dei comandi e della vita di trincea.

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