“Il sangue del sud – antistoria del
risorgimento e del brigantaggio”, di Giordano Bruno Guerri, edizioni Mondadori,
ISBN 978-88-04-60330-6.
Da anni è in atto un’opera di
ripensamento della storia risorgimentale finalizzata a superare una certa
impostazione ideologica che non ammetteva ombre riguardo al processo di unificazione
nazionale. L’Autore aggiunge un tassello importante a questa attività di
ricerca attraverso un’analisi meditata del fenomeno del cosiddetto “Brigantaggio”,
Tale fenomeno, particolarmente evidente fra il 1861 e il 1865, fu volutamente
associato e assimilato a forme di banditismo e delinquenza comune dalle nuove élite
al potere dell’Italia post-unitaria, ma in realtà assunse le caratteristiche e
le dimensioni di una vera e propria guerra civile.
L’Autore va alla ricerca delle cause
sociali, economiche e culturali all’origine di questo movimento aggiungendo le biografie
dei più noti briganti e la descrizione dei fatti che li resero famosi.
Interessanti le conclusioni, perché l’onda lunga del
conflitto sociale e culturale che fu alla base del fenomeno insurrezionale del
brigantaggio, le profonde divisioni ideologiche che ne furono in parte la causa
e le fratture che ne derivarono, hanno influenzato non poco la nostra storia moderna
e, ancora oggi, possono essere messe in relazione con un certo grado di differenza
e diffidenza reciproca che continua a contrapporre fra loro gli stessi italiani
(spesso un po’ restii a sentirsi veramente tali), ma che soprattutto, tende ad
allontanarli dal loro rapporto con le autorità, spesso percepite come estranee,
aliene se non persino “nemiche”.
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