“Mai avere paura –
vita di un legionario non pentito” di Danilo Pagliaro e Andrea Sceresini,
editrice ChiareLettere, ISBN: 978-88-6190-711-9.
L’Autore è un
militare, volontario nella Legione Straniera francese e prossimo alla pensione
dopo aver svolto un servizio più che ventennale nel corpo.
Egli racconta la sua
esperienza.
Si parte quindi dalle
spiegazioni di una scelta, quella dell’arruolamento in legione, che è,
sicuramente anticonformista, ma che nulla ha a che fare con l’esaltazione, il “machismo”,
o peggio, con uno spirito da guerrafondaio, ma forse, più con l’irrequietezza d’animo
dell’Autore, da sempre, per sua ammissione, attirato dall’idea della divisa e
cresciuto nel culto dello “spirito di servizio”.
Lo scrivente si
sofferma a descrivere le modalità dell’arruolamento in legione, ivi compresa la
prassi dell’”identité déclarée” (identità dichiarata) che permette alle reclute
di liberarsi, almeno momentaneamente, del proprio passato per mettersi completamente
al servizio della Francia; poi si passa a parlare dell’addestramento che egli
considera duro ma “giusto”, perché finalizzato a mettere preventivamente in
luce i limiti fisici e psicologici delle reclute acciocché non emergano con possibili
conseguenze tragiche nel corso della vita operativa. Molto però ruota intorno
alla descrizione dello spirito di corpo e di comunità che anima i legionari, sentimento
attivamente promosso dalla struttura stessa del corpo che si pone l’obiettivo esplicito
di accogliere la recluta in una sorta di famiglia allargata, e di occuparsi di
lei anche dopo il termine del servizio attivo.
Insomma, nella legione
l’Autore ha trovato la sua ragione di essere e lo dichiara chiaramente con una
certa fierezza.
Brevi passi illustrano
anche il suo impegno operativo, perché è bene non dimenticare che la Francia e,
in particolare il corpo della legione, sono stati impegnati intensamente in
molti teatri operativi negli ultimi venticinque anni: Balcani, Centrafrica,
Congo, Camerun, Costa d’Avorio, Comore, Mali, solo per citarne alcuni.
In sintesi, io ho
trovato questo libro interessante, secco, sincero e asciutto, scevro di
fronzoli e vanagloria. Certo, non un’opera d’arte della letteratura … ma questo
era nelle aspettative!
Sottolineo che l’avevo
scelto sperando di trovare una descrizione un po’ più approfondita dell’impegno
della legione in terra africana, teatro che sarà sempre più importante nei
prossimi decenni ai fini della cosiddetta “sicurezza globale” (che poi sarebbe
essenzialmente la “nostra” di europei!). Da questo punto di vista, il testo risulta
piuttosto scarno e deludente, perché l’Autore non si dilunga sui particolari
del suo impegno operativo (immagino, anche per una sorta di senso del “pudore”)
né in particolari analisi di tipo strategico o geopolitico. In ogni caso,
questa supposta mancanza (più un errore di valutazione da parte mia, ammetto!)
non inficia assolutamente il contenuto di questa interessante testimonianza che
scorre veloce senza mai annoiare.
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