martedì 10 novembre 2015

CINQUANTA!


Oggi compio cinquant’anni e mi sento in dovere di venire incontro a quelli che soffrono gli anniversari decennali. Normalmente è una sindrome che comincia intorno ai quarant’anni, ma alcuni percepiscono già come fastidiosa la soglia dei trenta. Anche se tutto ciò è vagamente illogico perché è indubbiamente evidente che si invecchia giorno per giorno e non a scaglioni, da un punto di vista meramente simbolico, mi sento di dare ragione a chi comincia a preoccuparsi per l’approssimarsi dei fatidici “enta”, mentre ritengo meno giustificato tanto pessimismo per coloro che caracollano in mezzo alle prime decine degli “anta”; da quelle vette, infatti,  se sei stato anche solo un po’ fortunato e/o accorto, il paesaggio, almeno per un po’ tende a migliorare.
Provo a spiegarmi meglio …

Mi ricordo il periodo fra i trenta e i quaranta come uno dei più faticosi della mia esistenza. Per il mondo sei definitivamente “grande”, non hai più scuse. Questa qualifica infamante di norma presuppone una serie quasi infinita di fregature e, di conseguenza, da te ci si aspetta impegno a trecentosessanta gradi (o forse a novanta?): devi essere compagno responsabile e assennato (questa parte, in effetti non mi è pesata per nulla J, per adesso, infatti sono stato molto fortunato … di questo devo ringraziare la sorte ed anche, ovviamente, la mia compagna), spesso, padre presente e amorevole, ma soprattutto, gran lavoratore. Quest’ultima è ovviamente la parte peggiore! Lavorare, si sa, continua a rimanere più che altro una spiacevole necessità per la maggior parte degli uomini. Non avere un lavoro è tragico e averlo, persino quando si è tanto fortunati da svolgere un’attività che non sia sottopagata e/o precaria, risolve solo parzialmente i problemi e si traduce spesso in un’attività, almeno in parte priva di senso, tediosa, frustrante, stressante, formale e non avulsa da aspetti darwinisti fondati, però, su regole che si sono allontanate troppo da quelle di natura per essere istintivamente completamente comprensibili (per esempio, non puoi uccidere nessuno, e questo è spesso male; però, normalmente non si viene mangiati dalle tigri quando si fa un errore! E questo è pur sempre un vantaggio J). A peggiorare le cose c’è poi il problema che la nostra società mira a produrre studenti eterni fino alla soglia dei trent’anni, centometristi della carriera fra i trenta e i quaranta (a trentacinque sei già potenzialmente un mezzo fallito!) e “trombati” dai trentasette in su! Un ciclo di vita un tantino distorto, tenendo presente che (è questa sì che è una tragedia per noi cinquantenni con un sacco di idee, interessi e cose da fare), dovremo probabilmente continuare a lavorare fino a 99 anni senza avere una reale speranza di andare in pensione e voltare definitivamente le spalle ad un mondo (quello del lavoro) generalmente votato all’insensatezza. Diciamolo, non era male quando, proprio intorno ai “cinquanta” potevi cominciare a fare il conto alla rovescia e fantasticare sui progetti riguardo a come avresti investito il TFR che, per inciso, quando sarà venuto per noi il momento di incassarlo, ci sarà stato sicuramente scippato da qualche brillante riforma pensionistica.
Tutto finito! E ci tocca accettare le cose come stanno!
Rispetto alla "ruota del criceto" dei "trenta", Il panorama dai “quaranta” in poi, tende invece a rischiararsi e, se sei stato fortunato e, diciamolo, se anche ti sei “sbattuto” un po’ (perché le cose raramente vanno a posto da sole), a “cinquanta” rischi persino di incontrare un clima come quello che trovo in questi splendidi giorni di novembre (invero, un po’ aiutati dal surriscaldamento climatico!); un periodo magico della vita indubbiamente fugace, ma brillante, calmo e piacevole come una bella “estate di San Martino” …
 Innegabilmente è autunno, ma non è ancora inverno!

Volente o nolente scopri che sei quasi fuori delle mischia, forse hai perso qualche pezzo navigando i proverbiali sette mari, ma se va bene, se hai ancora un pizzico di fortuna (o almeno, non “sfiga”) puoi limitarti a osservare ogni vicenda un po' più da lontano e solo perché non è ancora il momento e non ti puoi ancora permettere di lasciare andare le cose, purtuttavia, non sei più nell’occhio del ciclone. Il tuo mondo lo controlli bene, senza molto sforzo (anche perché, questi “giovani” fanno poi tutta questa paura? Hai voglia!). Ne esci come un vecchio gattone, un po’ malmenato ma ancora pronto all'ultima zampata (ma sarà veramente l'ultima?) da mollare se c’è l’occasione e se proprio ti interessa, però non ti senti più tenuto a partecipare a tutte le risse a prendere di slancio tutte le trincee ..., non hai già forse fatto molto? Magari non tutto quello che volevi, ma pazienza! Forse ci sarà ancora occasione, sennò amen! Forse hai anche più di un rimpianto ma adesso, almeno in senso relativo, sei “più in alto” e guardi il tuo mondo con gli occhi del rocciatore che ammira le valli sottostanti. Il fiume nel fondo valle scorre tranquillo e argentino e, come il tempo non si fermerà e non va fermato. Certo, verrà presto il momento di scendere in basso, verso l’ombra e questo lo sappiamo! Speriamo che sia una bella passeggiata, ma per adesso … godiamoci il bel paesaggio!

 Carpe diem.
 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.