venerdì 6 marzo 2015

Recensione: Battle Royale


“Battle Royale”, di Koushun Takami, edizioni Mondadori, ISBN: 978-88-04-58687-6.
Ogni anno, nella Repubblica della Grande Asia dell’Est, alcune classi della terza media vengono scelte per partecipare al “Programma”. Esso prevede di collocare gli alunni di una stessa classe in un luogo isolato appositamente predisposto che dovrà fungere da scenario e da arena per la “Battle Royale”.
La “Battle Royale” è un termine preso a prestito dalle gare di Wrestling e indica un combattimento dove un solo contendente fra molti può uscire vincitore.
Lo scopo del “Programma” o, per alcuni, del “Gioco” è dunque semplice, gli alunni dovranno competere in un confronto mortale dove saranno costretti a uccidersi fra loro fino a che non emerga un unico sopravvissuto.
La storia, scritta nel 1996 e pubblicata nel 1999 (fonte Wikipedia) è ambientata nell’anno 1997 in un Giappone distopico, retto da un regime dittatoriale, paranoico e richiuso su se stesso (seppur relativamente fiorente) e vede come protagonisti gli sfortunati quarantadue ragazzi della classe terza B, scuola media di Shiroiwa, provincia di Kagawa.
Non sarà difficile, per il lettore tracciare alcuni paragoni fra il clima che si respira nella Repubblica della Grande Asia dell’Est e quanto si riferisce a situazioni ben più reali, come quella della Corea del Nord o, persino, individuare alcuni paralleli con qualche noto disastro politico-sociale (e economico, ovviamente) di matrice asiatica, quale: l’esperienza cinese delle “Guardie Rosse” e del “Grande Balzo in Avanti”, oppure, il regime dei Khmer Rossi in Cambogia.
Ma non è per queste "dotte" ragioni che questo romanzo, a distanza di più di quindici anni dalla sua pubblicazione in Giappone (dove ebbe un notevole successo), sta acquisendo una certa notorietà anche da noi attraverso il semplice “tam tam” dei lettori. I suoi veri punti di forza sono nella trama, nell’ambientazione e, persino, nella caratterizzazione di alcuni personaggi, che richiamano molto da vicino il noto ciclo degli “Hunger Games”, lasciando nei più, lo sgradevole sospetto che la trilogia scritta dalla scrittrice Suzanne Collins, della quale, il primo romanzo fu pubblicato nel 2008 (fonte Wikipedia), sia in realtà un plagio, tra l’altro neanche particolarmente ben riuscito, alla luce di “Battle Royale”, dell’opera di Koushun Takami.
A scuola (ai miei tempi) ci ripetevano che copiare è male! In effetti, anche secondo il mio parere, “Hunger Games” si è dimostrato una scopiazzatura non all’altezza dell’originale (anche se a me il ciclo è comunque piaciuto!). Come lettore, però, non mi sento di biasimare troppo la scrittrice americana, infatti, senza di lei e senza il conseguente coro di indignazione che si è levato sempre più forte dalla tribù dei lettori, non mi sarei mai incuriosito nei confronti di “Battle Royale”; e questo sarebbe stato un peccato!
Prima, però, di definire questo romanzo come “Molto Bello” bisognerebbe intendersi chiaramente sui termini. “Battle Royale” è duro, crudo e cinico. Molte situazioni sono abbastanza realistiche e, di conseguenza, molto violente e oggettivamente disgustose. In più, lo stile di scrittura sembra riprendere un certo tono volutamente piatto e, pertanto, visto il contesto, inquietante; proprio quello che ci si aspetterebbe di trovare leggendo il resoconto di un bollettino burocratico. Infine, l’Autore pone una certa sadica meticolosità nel dimostrarsi preciso nella descrizione di alcuni particolari, ad esempio le caratteristiche delle armi in genere e, di quelle da fuoco in particolare.
Si tratta quindi di una lettura adatta a chi sa già cosa va a trovare. Il clima dominante sono il panico, la paura di essere uccisi e l’istinto di sopravvivenza mentre, tutti i valori sociali e morali nei quali credono almeno alcuni degli sfortunati protagonisti, verranno seriamente messi in crisi di fronte al materializzarsi dell’hobbesiano “Homo homini lupus” (a questo proposito sarà illuminante la spiegazione finale riguardo agli obiettivi del “Programma”).
Anche il finale risulterà piuttosto imprevedibile (o persino troppo scontato J?!), in ogni caso, anche riguardo a questo punto non mancheranno certo le sorprese.  

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