“Orgoglio e Pregiudizio”, titolo
originale: “Pride and Prejudice”, di Jane Austen, traduzione di Barbara Placido, edizioni La Biblioteca di Repubblica, ISBN: 88-89145-13-7.
La storia è così nota, che non vale la pena di
riassumerla nei particolari. Il libro, pubblicato il 28 gennaio 1813, quindi
quasi esattamente duecento anni fa, racconta l’intreccio amoroso fra la giovane
Elizabeth Bennet e il Signor (Fitzwilliam) Darcy. Il rapporto tra i due, partito tutto “in salita” a
causa del pregiudizio di lei e dell’orgoglio di classe di lui, alla fine,
finisce per concludersi con il più classico e completo dei “lieto fine”.
Per quelli come me, per i quali Il
titolo del romanzo si intona e suona quasi come un ammonimento, descrivendo
esattamente lo stato d’animo con il quale, come lettore mi ci sono avvicinato, è bene
ammettere subito che l’opera della Austen si è rivelata come una piacevolissima
sorpresa. Certamente, la trama è si semplice e prevedibile, ma anche briosa e,
diciamolo, coinvolgente. Pertanto, per quanto si sappia esattamente come le
cose debbano andare a concludersi si finisce per rimanere incollati alle pagine
per sapere esattamente come sarà l’esito della vicenda!
Brava Jane Austen! Non ho idea se a lei debba essere attribuita
la maternità della cosiddetta letteratura “rosa”, ma certamente, penso di
potermi permettere di affermare che questa scrittrice, indipendente e moderna,
ne abbia prodotto un esempio notevole in tempi non sospetti. Il mio istinto mi
suggerisce anche che ci sia molto di lei e della sua visione del mondo dietro
il bello sguardo, luminoso, indagatore
ma vagamente canzonatorio, della protagonista Elizabeth.
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