venerdì 23 settembre 2011

Recensione: Esperimenti naturali di storia

“Esperimenti naturali di storia”, titolo originale “Natural Experiments of History”, di Jared Diamond – James Robinson, edizioni Codice, ISBN: 978-88-757818-7.
Lo scopo del libro è di dimostrare l’utilità del cosiddetto “metodo comparativo” che, secondo gli autori, può rivelarsi uno strumento di supporto molto valido per verificare le ipotesi e le ricerche che non possono essere ricondotte ad analisi di laboratorio e dove pertanto non sia possibile per il ricercatore verificare i risultati che possono scaturire da diverse applicazioni e combinazioni delle variabili in gioco semplicemente eseguendo molteplici esperimenti. Evidentemente, l’impossibilità di ricombinare a piacere i fattori e le variabili che hanno determinato un certo tipo di situazione costituisce una seria limitazione per tutte quelle scienze che, come la Storia, si occupano dello studio del passato. In questi casi, di fronte all’impossibilità di usare un approccio metodologico basato sull’osservazione dei diversi risultati ottenuti al modificarsi delle variabili applicate in un esperimento controllato, si può comunque rafforzare l’attendibilità delle proprie tesi riguardo all’importanza relativa di alcuni fattori caratteristici ragionando per analogia e quindi, andando a confrontare l’evoluzione di un certo numero di situazioni di partenza fra esse paragonabili, ma evolutesi differentemente , cercando di spiegare tali difformità attraverso i principali rapporti causa-effetto che si sono supposti come maggiormente rilevanti.
La bontà di questo approccio viene messa alla prova attraverso sette esperimenti diversi che riguardano i più svariati argomenti; si cerca ad esempio: di dimostrare la rilevanza di alcuni fattori ambientali per spiegare la differenziazione culturale delle società polinesiane; si confrontano le caratteristiche delle diverse fasi di sviluppo del West americano per metterle in relazione con quelle di altri territori di frontiera (la pampa argentina, l’Australia e la Siberia); si ricercano le ragioni della diversa evoluzione della rete di istituti bancari in alcuni paesi del continente americano (Brasile, Stati Uniti e Messico); oppure si cerca di dimostrare per i vari paesi africani se esiste una relazione fra l’incidenza della tratta degli schiavi e il loro grado di sviluppo economico a lungo termine; o ancora, si ricercano le cause per spiegare le differenze economiche riscontrabili fra paesi diversi che condividono contesti geografici apparentemente simili (confrontando ad esempio la diversa situazione di San Domingo e Haiti); o si valutano gli effetti a lungo termine dei diversi regimi di tassazione della proprietà terriera sul livello attuale di servizi pubblici presenti nelle diverse parti del territorio indiano; per finire, si cerca di dimostrare una relazione fra l’occupazione napoleonica e il successivo sviluppo economico per i diversi territori germanici.
Alla fine probabilmente il libro finisce per risultare abbastanza convincente riguardo alle possibilità offerte dal metodo comparativo, ma mi ha anche dato l’impressione di essere superficiale e frammentario. I casi proposti sono troppo numerosi, troppo diversi e per giunta, tutti liquidati in poche pagine. Pertanto, mentre da una parte è dimostrata la flessibilità offerta da questa metodologia d’indagine, dall’altra si ricava l’impressione che gli autori abbiano messo insieme un’opera raccogliticcia assemblando e riciclando materiale già disponibile. A titolo di esempio, il capitolo direttamente firmato da Jared Diamond relativo alla comparazione di Santo Domingo con Haiti e dove si accenna inoltre anche ai diversi destini di alcune delle società polinesiane era già apparso in una forma più elegante, chiara e maggiormente esaustiva nel libro “Collasso”, opera per altro egregia e di tutt’altro “spessore” dello stesso autore. Alla fine quindi il bilancio finale è deludente, personalmente da Diamond mi aspettavo di più e di meglio.

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