martedì 15 marzo 2011

Recensione: La resa di Roma

“La resa di Roma – 9 giugno 53 a.C., battaglia a Carre”, di Giusto Traina, edizioni Laterza, ISBN 978-88-420-9423-4. Il 9 giugno del 53 a.C. a Carre, in Asia Minore le legioni romane, forti di più di cinquantamila effettivi, inebriate dalla prospettiva di una facile vittoria e di un ricco bottino sfidarono l’esercito dei Parti. Ne risulterà una sconfitta totale e ignominiosa. A cominciare dagli anni immediatamente successivi e fino ai giorni nostri la battaglia verrà più volte analizzata alla ricerca delle cause della sconfitta romana e della vittoria partica e, come avverrà anche per altri eventi bellici, si andrà alla ricerca di quelli elementi che, valutati ex post ne avrebbe reso “inevitabile” e persino prevedibile l’esito. Si stigmatizzerà la presunta mediocrità tattica e strategica del comandante del contingente, Marco Licinio Crasso, il componente (adesso) meno noto del primo triunvirato che raccoglieva anche i più celebri Giulio Cesare e Pompeo, oppure si faranno considerazioni riguardo al campo di battaglia, ritenuto inopportuno per uno scontro fra fanteria pesante e cavalleria, oppure ancora si parlerà di superiorità delle armi partiche (in particolare, la cavalleria ed il temibile arco composto!) rispetto a quelle romane. Di solito comunque si ricorderà Carre come una svolta storica, come una battuta di arresto definitiva dell’espansionismo romano in oriente, come il prodromo di tutte le varie insidie che sarebbero arrivate da est nei secoli a venire, come archetipo della nemesi iranica nei confronti dell’occidente. Il pregio del libro è invece quello di riportare gli eventi su un piano meno assoluto; Crasso, infatti, viene in parte riabilitato, nella ricostruzione non appare, infatti, come un presuntuoso incapace, come invece la storia lo ricorda. La battaglia non fu poi così determinante, Roma riprese rapidamente il controllo della zona sotto la propria influenza e il suo apparato militare non corse poi gravi rischi e neppure fu sancito un incolmabile gap fra due diversi modi di combattere. In sintesi Carre fu quindi solo una cocente sconfitta, forse evitabile, comunque non risolutiva.

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