lunedì 4 ottobre 2010

Recensione: Mossadeq – L’Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della rivoluzione islamica

“Mossadeq – L’Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della rivoluzione islamica”, di Stefano Beltrame, edizioni Rubbettino. Il libro cerca di ricostruire i fatti che, nel corso del 1953, portarono al rovesciamento dell’allora capo del governo iraniano Mossadeq. Nel frattempo l'autore istaura un collegamento fra quei fatti e la rivoluzione islamica del 1979 che portò al rovesciamento dello scià e all’ascesa al potere dell’Ayatollah Khomeini e alla conseguente proclamazione della repubblica islamica, che ispirandosi alle teorie del Velayat e Faqi (governo del giureconsulto) tuttora regge il Paese. Beltrame sviluppa una tesi moderna ed interessante che cerca di dimostrare come la rimozione di Mossadeq fu causata non tanto dalla bontà della realizzazione del piano Ajax/Boot, progettato congiuntamente da CIA e SIS (i servizi segreti britannici), quanto dalla crescente divergenza di obiettivi e punti di vista che opposero il capo del governo iraniano al clero sciita militante allora rappresentato dall’Ayatollah Kashani. Il clero sciita, ferocemente antibritannico, in un primo tempo aveva appoggiato Mossadeq nella sua lotta contro gli inglesi e a favore della nazionalizzazione dell’industria petrolifera, in seguito, però aveva cominciato a dubitare delle velleità populiste di Mossadeq e ne temeva i progetti riformatori improntati ad una matrice laica e filo occidentale. L’autore, molto intelligentemente cerca anche di mettere nella giusta luce il diverso ruolo degli inglesi e degli americani nei loro rapporti con l’Iran degli anni 50; mentre i primi agirono in una stretta logica neocolonialista che ora ci appare ingiusta e miope oltre che anacronistica, gli americani cercarono più volte un compromesso che potesse genuinamente risolvere il contenzioso con la AIOC (ora BP) e il Paese mediorientale. Fu in ultima analisi l’intransigenza di Mossadeq, il suo errato calcolo politico e l’eccessiva fiducia nel supporto popolare a farlo sembrare agli USA inaffidabile facendone spostare la visione da una posizione di benevola neutralità a quella di supporto ai piani golpisti di matrice britannica. Mossadeq non tenne in dovuto conto il rapido evolversi della situazione politica mondiale che vedeva gli americani, in parte accecati dal fenomeno del maccartismo, assumere un ruolo sempre più attivo nella lotta al comunismo e pertanto sempre più preoccupati dal rapporto apparentemente sempre più stretto, ma in realtà inesistente, fra Mossadeq e le forze del Tudeh (PC iraniano). In sintesi il bilancio sia dell’operazione Ajax che dell’operato di Mossadeq non è edificante, ancora adesso il grande, ma forse eccessivo leader iraniano rimane un’icona dell’antiamericanismo e un simbolo della lotta contro il neocolonialismo occidentale, mentre l’Iran appare ancora carente di quella credibilità, stabilità e maturità politica ed economica che meriterebbe nonché ancora in cerca di una via in grado di riconciliarsi con l’occidente.

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