venerdì 11 giugno 2010

Legge sulle intercettazioni

Premetto che non essendo un addetto ai lavori non mi è facilissimo capire i limiti della normativa sulle intercettazioni in corso di approvazione, mi sembra però che la diffusa protesta degli organi di pubblica sicurezza, della magistratura, dei giornalisti e persino l’allarme sollevato da alcune autorità estere (ad esempio da parte degli USA) siano prove sufficiente per guardare con estremo sospetto le nuove norme. Tutti gli organi con una certa indipendenza protestano vivacemente e questo vorrà pur dire qualcosa.
In sintesi i problemi sembrerebbero soprattutto riguardare:
1) Il limite posta alla lunghezza del periodo dell’intercettazione (non più di 75 gg prorogabili di 3 in 3) e l’impossibilità di effettuarle per reati inferiori a pene di 5 anni (a questo proposito sono ragionevolmente sicuro che da questo termine sfuggano pressoché tutti i reati “economici”, legati a tangenti e quant’altro).
2) Le limitazioni riguardo alla pubblicazione degli atti delle indagini che potranno essere pubblicati solo per riassunto, di fatto quindi non sarà possibile sapere i particolari relativi ad un indagine e poter leggere i testi di una certa intercettazione.
3) Le restrizione delle intercettazioni ambientali (microfoni, ecc) che saranno consentite per un max di 3 gg (!) prorogabili di 3 in 3.
4) Ovviamente la norma si applica anche per i processi in corso!
5) La nuova norma impedirebbe di effettuare intercettazione basandosi solo sui “gravi indizi di colpevolezza” di conseguenza le intercettazioni sarebbero autorizzabili solo quando si sia già in possesso di prove di un reato (normalmente ultimamente avviene il contrario, si parte dagli indizi ed il reato emerge dalle intercettazioni!).
Alla fine quindi il tutto non sembra affatto finalizzato alla tutela della privacy degli onesti cittadini, (ma come? Non vivevamo in costante apprensione per il rischio di ritrovare cimici “non organiche” nei nostri giacigli?!) e appare abbastanza evidente a chiunque abbia un minimo di buon senso come si tratti di un ennesimo tentativo di sottrarre la “casta” da ogni controllo da parte della magistratura e della stampa indipendente.

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