L’articolo sopracitato è apparso su diversi quotidiani e
riguarda la posizione e le motivazioni di un magistrato di Brescia che spiegano
la richiesta di assoluzione di un imputato di violenze domestiche nei confronti
della moglie. In sintesi, come riporta testualmente l’incipit dell’articolo:
“Violenze e maltrattamenti subite da una
giovane donna originaria del Bangladesh, definiti «contegni di compressione
delle libertà morali e materiali», sarebbero «il frutto dell’impianto culturale
e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge».
Motivo per il quale l’imputato (oggi ex marito) va assolto.”.
Sempre secondo il magistrato: “ … i presunti maltrattamenti rientrerebbero nel campo dei reati
culturalmente orientati e pertanto non vadano puniti.”.
Ora, bisognerebbe forse essere esperti di diritto per capire
se dietro queste posizioni della nostra magistratura ci sia qualcosa di più
profondo della semplice idiozia, della volontà di protagonismo, oppure dell’applicazione dell’inveterata arte giudiziaria
italica di “spaccare il capello in quattro” rendendo ai più eticamente
incomprensibile l’applicazione delle leggi; certo è che, comunque, diventa un
poco difficile spiegare la ratio di una tale richiesta di assoluzione ad un
cittadino “normale”.
Ma come? Ogni giorno passano sulla cronaca fatti di violenza,
stupri e omicidi nei confronti delle donne, seguiti a diluvi di dotti dibattiti
sul fatto che il maschio italico (e non solo strettamente “italico”) debba
essere educato al rispetto delle donne fin dalla culla (tutto condivisibile in
effetti!) e poi si giustificano
comportamenti platealmente errati sulla base di supposte differenze culturali!
Ma quali “differenze culturali”? Non dovrebbe essere un
obiettivo quello di allineare i nostri ospiti al minimo sindacale di quello che
riteniamo un comportamento “civile”? Mi chiedo poi se all’illustre magistrato
non sia venuto il dubbio che anche l’omicidio di Saman Abbas, avvenuto a
seguito del rifiuto di lei di prestarsi ad un matrimonio combinato, non possa
rientrare nelle casistiche da lui scusabili in quanto determinato da fatti “culturalmente
orientati”!
In sintesi, a parer mio ovviamente, seppur alla luce della
mia ignoranza delle norme giuridiche, e unicamente sulla base di un semplice
istinto etico, giudico il suddetto magistrato un “emerito imbecille” … e spero
che sia cacciato con vergogna.
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