“Niente di nuovo sul fronte occidentale”, titolo
originale: “Im Westen nichts Neues” di Erich Maria Remarque, traduzione di
Stefano Jacini, edizioni Neri Pozza, ISBN 978-88-545-1167-5.
“Niente di nuovo sul fronte occidentale” è un romanzo
autobiografico. Attraverso il racconto del protagonista, Paul Bäumer, viene
descritto il tragico destino di un’intera classe liceale, arruolatasi in blocco
per partecipare alla Grande Guerra sull’onda dell’entusiasmo interventista. Paul,
insieme ai compagni scoprirà presto la differenza fra gli orrori della guerra e
l’immaginario eroico e patriottico, frutto delle sue fantasie, ma anche
attivamente instillatogli dai professori e dalla propaganda.
Il libro, per me è un capolavoro che merita tutta la
fama che gli viene comunemente accordata.
Trovo che il contenuto e il messaggio essenziale del
romanzo sia efficacemente riassunto dall’Autore stesso che nella dedica iniziale
scrive:” Questo libro non vuol essere né
un atto d’accusa né una confessione. Esso non è che il tentativo di raffigurare
una generazione la quale – anche se sfuggì alle granate – venne distrutta dalla
guerra”.
In effetti, quest’opera si discosta molto, per esempio
da un altro bellissimo romanzo del genere come “Un anno sull’altopiano” del
nostro Emilio Lussu. Trovo anzi che le due opere costituiscano un insieme
straordinariamente complementare: il primo più introspettivo, si sofferma sul disagio psicologico dei combattenti e lascia prefigurare lo sradicamento dei reduci; mentre il
secondo, apparentemente più oggettivo, descrive con una dose inimitabile di
sobrietà l’insensatezza della guerra, dei comandi e della vita di trincea.