Oggi compio cinquant’anni e mi sento
in dovere di venire incontro a quelli che soffrono gli anniversari decennali.
Normalmente è una sindrome che comincia intorno ai quarant’anni, ma alcuni
percepiscono già come fastidiosa la soglia dei trenta. Anche se tutto ciò è
vagamente illogico perché è indubbiamente evidente che si invecchia giorno per
giorno e non a scaglioni, da un punto di vista meramente simbolico, mi sento di
dare ragione a chi comincia a preoccuparsi per l’approssimarsi dei fatidici “enta”,
mentre ritengo meno giustificato tanto pessimismo per coloro che caracollano in
mezzo alle prime decine degli “anta”; da quelle vette, infatti, se sei stato anche solo un po’ fortunato e/o
accorto, il paesaggio, almeno per un po’ tende a migliorare.
Provo a spiegarmi meglio …
Mi ricordo il periodo fra i
trenta e i quaranta come uno dei più faticosi della mia esistenza. Per il mondo
sei definitivamente “grande”, non hai più scuse. Questa qualifica infamante di
norma presuppone una serie quasi infinita di fregature e, di conseguenza, da te
ci si aspetta impegno a trecentosessanta gradi (o forse a novanta?): devi
essere compagno responsabile e assennato (questa parte, in effetti non mi è
pesata per nulla J, per
adesso, infatti sono stato molto fortunato … di questo devo ringraziare la
sorte ed anche, ovviamente, la mia compagna), spesso, padre presente e
amorevole, ma soprattutto, gran lavoratore. Quest’ultima è ovviamente la parte
peggiore! Lavorare, si sa, continua a rimanere più che altro una spiacevole
necessità per la maggior parte degli uomini. Non avere un lavoro è tragico e
averlo, persino quando si è tanto fortunati da svolgere un’attività che non sia
sottopagata e/o precaria, risolve solo parzialmente i problemi e si traduce spesso
in un’attività, almeno in parte priva di senso, tediosa, frustrante, stressante,
formale e non avulsa da aspetti darwinisti fondati, però, su regole che si sono
allontanate troppo da quelle di natura per essere istintivamente
completamente comprensibili (per esempio, non puoi uccidere nessuno, e questo è
spesso male; però, normalmente non si viene mangiati dalle tigri quando si fa un
errore! E questo è pur sempre un vantaggio J).
A peggiorare le cose c’è poi il problema che la nostra società mira a produrre
studenti eterni fino alla soglia dei trent’anni, centometristi della carriera
fra i trenta e i quaranta (a trentacinque sei già potenzialmente un mezzo
fallito!) e “trombati” dai trentasette in su! Un ciclo di vita un tantino
distorto, tenendo presente che (è questa sì che è una tragedia per noi cinquantenni
con un sacco di idee, interessi e cose da fare), dovremo probabilmente
continuare a lavorare fino a 99 anni senza avere una reale speranza di andare
in pensione e voltare definitivamente le spalle ad un mondo (quello del lavoro)
generalmente votato all’insensatezza. Diciamolo, non era male quando, proprio
intorno ai “cinquanta” potevi cominciare a fare il conto alla rovescia e fantasticare
sui progetti riguardo a come avresti investito il TFR che, per inciso, quando
sarà venuto per noi il momento di incassarlo, ci sarà stato sicuramente scippato
da qualche brillante riforma pensionistica.
Tutto finito! E ci tocca accettare
le cose come stanno!
Rispetto alla "ruota del criceto" dei "trenta", Il panorama dai “quaranta” in
poi, tende invece a rischiararsi e, se sei stato fortunato e, diciamolo, se
anche ti sei “sbattuto” un po’ (perché le cose raramente vanno a posto da
sole), a “cinquanta” rischi persino di incontrare un clima come quello che
trovo in questi splendidi giorni di novembre (invero, un po’ aiutati dal surriscaldamento
climatico!); un periodo magico della vita indubbiamente fugace, ma brillante,
calmo e piacevole come una bella “estate di San Martino” …
Innegabilmente è
autunno, ma non è ancora inverno!
Volente o nolente scopri che sei
quasi fuori delle mischia, forse hai perso qualche pezzo navigando i
proverbiali sette mari, ma se va bene, se hai ancora un pizzico di fortuna (o
almeno, non “sfiga”) puoi limitarti a osservare ogni vicenda un po' più da lontano e solo perché non
è ancora il momento e non ti puoi ancora permettere di lasciare andare le cose,
purtuttavia, non sei più nell’occhio del ciclone. Il tuo mondo lo controlli
bene, senza molto sforzo (anche perché, questi “giovani” fanno poi tutta questa
paura? Hai voglia!). Ne esci come un vecchio gattone, un po’ malmenato ma
ancora pronto all'ultima zampata (ma sarà veramente l'ultima?) da mollare se c’è l’occasione e se proprio ti interessa, però
non ti senti più tenuto a partecipare a tutte le risse a prendere di slancio tutte le
trincee ..., non hai già forse fatto molto? Magari non tutto quello che volevi, ma
pazienza! Forse ci sarà ancora occasione, sennò amen! Forse hai anche più
di un rimpianto ma adesso, almeno in senso relativo, sei “più in alto” e guardi
il tuo mondo con gli occhi del rocciatore che ammira le valli sottostanti. Il
fiume nel fondo valle scorre tranquillo e argentino e, come il tempo non si
fermerà e non va fermato. Certo, verrà presto il momento di scendere in basso,
verso l’ombra e questo lo sappiamo! Speriamo che sia una bella passeggiata, ma
per adesso … godiamoci il bel paesaggio!
Carpe diem.