“L’Adversaire”, di
Emmanuel Carrère, edizioni Folio, ISBN: 978-2-07-041621-9.
Se questo romanzo
fosse una “fiction” avremmo scosso le spalle delusi dalle “sparate” dell’Autore
colpevole di aver messo in piedi una trama che, secondo logica e buon senso non
potrebbe stare in piedi. Invece si tratta di una storia vera, incredibile,
surreale, impossibile, come solo la realtà sa essere in certi casi.
Jean-Claude Romand è un
medico di successo ricercatore presso l’OMS con sede a Ginevra. Vive da
frontaliero di lusso attraversando quotidianamente il confine e conducendo una
vita agiata ma un po’ appartata nella provincia francese; conosce e frequenta politici
e personaggi di spicco; manda i figli alle scuole private; è stimato da amici e
parenti e si permette persino un’amante che corteggia a suon di cene e doni
costosi. Il 9 gennaio 1993, “inspiegabilmente” uccide moglie, figli e genitori
tentando (senza convinzione) il suicidio. “Perché!”, si chiedono tutti? Perché la
vita di Jean-Claude per oltre quindici anni è stata una totale impostura; egli
non è nulla di ciò che sembra: non è medico (non è neppure laureato), non
lavora all’OMS e campa truffando gli ignari parenti e, nel momento in cui il
suo castello di menzogne ha cominciato a sgretolarsi, non ha retto alla
vergogna di vedersi svelato di fronte ai propri affetti.
Jean-Claude verrà
condannato all’ergastolo (per tranquillizzarvi, nel romanzo viene detto che dovrebbe
uscire quest’anno, nel 2015!) e l’Autore vorrà conoscerlo, intrattenere con lui
della corrispondenza e, soprattutto cercherà di “capirlo” (anche se, non di “giustificarlo”).
La lettura di questo
romanzo potrebbe apparire a molti un tantino fastidiosa, personalmente però, lo
definirei un caso “interessante” e quello che lo rende tale ai miei occhi non è
tanto l’impostura, che non è certo un fenomeno raro (nei fatti di cronaca si
legge spesso di falsi medici e avvocati e molti di noi conoscono persone che
hanno mentito per anni riguardo al loro curriculum universitario!), ma la
dicotomia fra quella che è la vera vita del protagonista contrapposta a quanto,
invece, viene creduto e percepito all’esterno anche dalle persone più intime. Il
più abissale e noiosissimo “nulla” (di quello che a me sembra il ritratto di un
perfetto “sfigato”) rivestito da una scintillante patina di successo.
Dietro a tutto ciò,
personalmente e da profano vedo solo della gran vigliaccheria, l’Autore, invece,
che a quel tempo doveva essere nella sua fase di fervore religioso, si sforza
di trovarci qualcosa di più, e finisce per scorgerci nientemeno che l’ombra
delle corna e degli zoccoli de l’”Adversaire”, in altre parole, il Diavolo.
Boh!
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