lunedì 11 maggio 2015

Quote migranti, una proposta ragionevole


La proposta (se non erro, almeno all’origine, “tedesca”!) di suddividere i profughi o, secondo una visione più allargata, i migranti fra i vari paesi europei in funzione di quote proporzionali ad una serie di parametri mi sembra l’unico approccio ragionevole in questa fase. Semmai, nel momento in cui tale principio venisse accettato, sarà necessario affrontare il tema della definizione di tali parametri con serietà e con la flessibilità necessaria per valutare aggiustamenti nel corso del tempo; posto che, il fenomeno dell’immigrazione, è certamente dinamico e, pertanto, non si potrebbe pensare di affrontare tale tema attraverso una griglia di formule rigide e statiche.
L’immigrazione resta comunque un problema sociale complicato e certamente, l’approccio delle quote, non permetterebbe di risolverebbe le questioni alla base, cioè quelle riguardanti: l’opportunità di accogliere i migranti, i limiti eventuali posti al numero degli ingressi, le modalità per regolarli e le eventuali azioni da porre in atto per “disfarsi” della quota in eccesso o degli elementi sgraditi. Almeno, però, la definizione di tali ammontari permetterebbe di risolvere il problema di cosa farsene delle persone che, nel bene o nel male, sono riuscite a giungere a destinazione e renderebbero quindi inutili molte delle diatribe, “furberie” e i tanti tatticismi finalizzati allo “scarica barile” posti in atto dai diversi paesi europei e chiaramente originati dalla distinzione fra quelli che si trovano sui confini dell’Unione e che, pertanto, sono destinati ad essere i paesi interessati dal primo contatto ( e che, in qualche modo non sono riusciti ad “evitare”!), dagli altri che potrebbero essere quelli di destinazione finale ma che, con l’eccezione di Germania e Svezia, tendono a non volersi occupare del problema se non attraverso il finanziamento di missioni di sorveglianza e contenimento.

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