mercoledì 18 febbraio 2015

Quale soluzione per la Libia?


 E’ passato molto tempo dal marzo 2011, mese in cui venne approvata la risoluzione n° 1973 dell’ONU che autorizzava l’istituzione di una “No fly zone” sulla Libia al fine di minare le possibilità di reazione del regime dittatoriale del colonnello Gheddafi. Probabilmente, anche allora, con qualche sforzo previsionale, sarebbe stato possibile intuire che, riaprire il vaso di Pandora delle mutue ostilità fra i diversi clan libici, avrebbe potuto far precipitare nel caos la situazione di quei territori. Personalmente, anche senza essere un esperto, anch’io (nell’estate del 2011) paventavo questa possibilità.

Ora, non è certo il caso di rimpiangere personaggi come Gheddafi, noto però che, dopo la breve stagione della “Primavera Araba” che avrebbe dovuto, nelle intenzioni, fare un po’ di pulizia nei diversi regimi dittatoriali mediorientali, l’Occidente si sta riallineando alla solita politica di appoggio dell’uomo forte del momento. Non si disturba più troppo Assad in Siria, si da piena fiducia ad Al Sisi in Egitto e, chissà, magari ci si prepara ad appoggiare direttamente qualche fazione libica o qualche personaggio ambiguo come l’ex generale libico Khalīfa Belqāsim Haftar, già responsabile del malriuscito golpe di inizio 2014. In questi giorni poi, in seguito all'intervento egiziano si riparla di risoluzioni ONU, soprattutto ora che in Europa e, soprattutto, in Italia si trepida per il “rischio” che l’ISIS metta piede sul suolo del Belpaese (ipotesi che trovo un po' ridicola!).
Chiaramente è assurda l’ipotesi di un’invasione dal mare e pure, è difficilmente immaginabile un attacco con altre tipologie di armi (qualcuno si ricorderà ancora del “mitico” lancio di missili SCUD verso Lampedusa del 1986 in ritorsione del bombardamento USA!), la Libia, infatti, anche quando aveva un esercito più credibile, non è mai stata in grado di porre una minaccia seria alla nostra penisola. Invece, non si possono escludere attentati da parte di cellule interne affiliate o di esaltati, ma questo rischio, non poteva essere sottovalutato neanche prima, ed è sempre presente, come possono dimostrare i recenti fatti avvenuti in Francia e Danimarca.
In pratica, lo spauracchio dell’ISIS nei nostri confronti non è credibile se non nelle forme che erano già attuabili anche il mese scorso. Detto ciò, l’intervento egiziano, un po’ come quello giordano in Siria, pone nuovamente il problema del “Che fare” rispetto a una nuova risoluzione ONU che magari autorizzi un intervento di terra.
Rispetto a questo punto, ci sarebbero più fattori da tenere in considerazione, soprattutto per l’Italia.  Noi, come ex potenza coloniale, abbiamo delle ragioni in più per tenerci fuori dalla mischia. Un nostro intervento aggressivo, che si manifesti in qualsiasi forma, sarebbe, infatti, un regalo alla propaganda filo ISIS , tanto più che il nostro regime ha lasciato brutti ricordi (alimentati dal regime di Gheddafi nel corso di tutta la sua dittatura) nelle popolazioni libiche e, soprattutto, in Cirenaica. Riguardo all’intervento di terra poi, rimane sempre il problema di chi lo debba attuare e, soprattutto, sul chi (quali fazioni) dovrebbe favorire. La Libia è un ginepraio, su quali uomini, fazioni, milizie si dovrebbe puntare per costituire un governo?
Invece, per quanto riguarda il “Chi” lo debba attuare, io personalmente ho un’idea abbastanza forte a riguardo che vale per la Libia come per la Siria e l’Iraq; queste sono vicende arabe e sono i paesi arabi che se ne devono prendere carico uscendo dall’ambiguità, troppo facile continuare a barcamenarsi fra i sogni di restaurazione delle glorie passate e le istanze di modernità nascondendosi, quando serve, dietro il dito delle (innegabili) ingerenze e dell'imperialismo occidentali. Non manderei soldati “crociati” in quelle lande con il rischio di mettere tutti d’accordo intorno al concetto di “invasore infedele”. Se la cavino fra musulmani, quindi, mettendo ordine in casa loro e alla loro maniera, oppure rimangano impantanati in un’eterna lotta fratricida che, retorica e belle parole a parte, a noi in fondo non disturba più di tanto.

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