Le recenti vicende legate alla
tragedia di Lampedusa dove hanno perso la vita centinaia di migranti e le
esternazioni di Grillo e Casaleggio, che sfiduciano la posizione di alcuni
senatori M5s che hanno promosso un emendamento favorevole all’abolizione del
reato di clandestinità, hanno riportato all’onere delle cronache il complesso
problema della regolamentazione dell’immigrazione, riproponendo l’eterno
dilemma fra il diritto dei migranti alla libertà di movimento e alla ricerca di
un futuro migliore e quello delle popolazioni ospitanti, spaventate e spesso
infastidite dal continuo flusso di forestieri in entrata e dalle possibili
conseguenze culturali ed economiche di questa lenta “invasione”.
Dove stia il corretto punto di
equilibrio fra le esigenze di libertà e la “difesa” del proprio territorio è
cosa difficilissima da determinare e molto dipende da come vengono ordinati i
valori etici, morali e culturali dei singoli individui. Non è neppure
secondario il ricevere delle informazioni corrette; ad esempio come le
seguenti:
- Quanta percentuale del flusso migratorio rimane
stabilmente nei luoghi di prima accoglienza e quanta parte, invece, si sposta
altrove?
- Quanto l’immigrazione permanente incide
positivamente attraverso il proprio contributo economico e culturale rispetto a
quanto si dimostra apportatrice di maggiori costi e disagi?
- Esistono dei criteri oggettivi per determinare l’eccesso
di pressione sulle risorse di un territorio determinato dall’incremento della
popolazione?
Soprattutto però è necessario
rispondere ad interrogativi importanti cominciando da quello principale: “E’
giusto limitare l’accesso al proprio territorio e mercato del lavoro ad altri
individui solo perché privi dello status di cittadini?” e, se si, per quali
motivi, richiamandosi a quali principi e secondo quali modalità?
Le risposte a questa semplice
serie di domande non sono né semplici né scontate perché, appunto,
presuppongono la misurazione soggettiva e psicologica di quanto ognuno di noi sia disposto a
spartire, o meglio, condividere, le reali o anche solo immaginate “ricchezze”
di un certo territorio e modello sociale che consideriamo "nostro" e il cui equilibrio rischia di essere
messo in crisi dal flusso migratorio, ma che da esso, a ben vedere, potrebbe
anche ricevere beneficio.
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