“Giustizia per i Ricci”, titolo
originale: “Justice for Hedgehogs”, di Ronald Dworkin, traduzione di Valeria
Ottonelli, edizioni Feltrinelli, ISBN: 978-88-07-10489-3.
Il titolo riprende un verso del
poeta greco Archiloco secondo il quale: “ la volpe sa molte cose, ma il riccio
ne sa una grande”. In conformità a questa immagine, già il filosofo Isaiah Berlin,
nel suo saggio omonimo (“il riccio e la volpe”) distingueva fra due grandi
famiglie di spiriti: alle volpi appartengono coloro che, forse più eclettici, proseguono
molti fini, spesso disgiunti e non di rado in mutua contraddizione; i ricci,
invece, s’identificano in chi riconduce tutto a una visione centrale.
L’Autore attraverso una mirabile
sintesi del suo pensiero filosofico difende i “ricci” e riporta in auge un’antica
tesi: quella dell’”Unità del Valore”, sostenendo la sua applicabilità a tutti
quegli aspetti della vita che fanno di noi degli esseri umani compiuti, indipendenti,
responsabili, razionali e sociali.
La teoria del Valore viene messa
alla prova applicandola a tutto ciò che appare umanamente rilevante: innanzi
tutto il concetto di “Verità”, a seguire quelli di “Giustizia”, “Libertà”, “Etica”,
“Morale”, “Politica” e di tutte le loro implicazioni più rilevanti
riscontrabili sia a livello individuale e personale sia su quello
istituzionale, collettivo e sociale.
Bello, forte e confortante il
fulcro sul quale si basa tutta questa elaborazione del pensiero, quello che l’Autore
definisce come il: “Principio dell’indipendenza metafisica del Valore”, il quale,
se da una parte mette al riparo dallo scetticismo morale e da una certa visione
nichilista della vita, dall’altra apre la strada a una visione laica della
teoria del Valore che evita di scomodare per forza un Dio o un qualche
principio originale che si ponga alla base delle nostre percezioni rispetto a ciò
che è intrinsecamente “giusto”.
Mi è apparso anche fondamentale
ed elegante l’enunciazione del principio di “Responsabilità” declinato nell’opera.
Secondo Dworkin, posto che in ogni forma di rapporto sociale non è dato
aspettarsi fra diversi soggetti un accordo completo riguardo alle difformi interpretazioni
che ognuno può elaborare riguardo alla definizione dei concetti che compongono
la teoria del Valore (giustizia, libertà, democrazia, etica, morale, ecc.), serve
una teoria della responsabilità morale che abbia una forza sufficiente per
affermare almeno quanto segue:
- “Non siamo d’accordo, ma riconosco l’integrità
delle tue argomentazioni. Riconosco la tua responsabilità morale”.
Oppure:
-
“Siamo d’accordo, ma nel formare la tua opinione
non sei stato responsabile. E’ solo un caso che entrambi si concordi riguardo a
questo concetto”.
In sintesi, la teoria del Valore
richiede l’elaborazione personale di una teoria della responsabilità morale che
permetta a ogni individuo la creazione di una rete di concetti interpretativi
rispetto alle rispettive intime credenze riguardanti i diversi aspetti del
Valore. Tale intreccio deve servire al soggetto che l’ha predisposto nel corso
del tempo come un filtro per prendere decisioni in campo etico e morale. Una
tale trama non ha necessità di reggersi su un principio originario e metafisico
(che comunque non viene necessariamente negato!) ma sull’interdipendenza di
tutte le sue componenti. Il filtro dipende
dalla nostra vita, dalle nostre esperienze e dalle nostre caratteristiche personali
ed è quindi il prodotto, della “storia” soggettiva e personale e della costante
tensione evolutiva apportata dall’esperienza e dal rapporto intrattenuto con
gli altri soggetti.
Non ho nient’altro da aggiungere sennonché
ho trovato questo libro veramente molto bello oltre che ben argomentato.
Rispetto a moltissimi aspetti mi trovo completamente d’accordo con l’Autore e trovo
la teoria del Valore moderna, razionale e persino consolatoria nonché in linea
con quella che potrei definire come “teoria del perfezionamento” alla quale non
solo credo fermamente, ma alla quale spero anche di riuscire ad applicarmi.
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