“Il Complesso di Telemaco –
Genitori e figli dopo il tramonto del padre”, di Massimo Recalcati, edizioni
Feltrinelli, ISBN: 978-88-07-17255-7.
Un libro interessante, scritto
però in un linguaggio un po’ difficoltoso per quelli che, come il sottoscritto,
non hanno famigliarità con i termini e con le basi della teoria psicoanalitica.
L’Autore elabora la sua tesi da una delle formulazioni più note del pensiero
freudiano: il complesso di Edipo. A partire da esso, egli espone una teoria
che descrive una sorta di evoluzione storica del rapporto fra padri e figli
che, partendo dalla figura edipica, rappresentativa del conflitto generazionale,
passa attraverso la figura di Narciso che vede quasi una commistione di ruoli e
di desideri fra genitori e figli, per pervenire a una nuova figura di figlio,
quella di Telemaco. Egli, confuso e spiazzato dalla crisi, deluso dalla caduta
delle aspettative e dalla precedente fase narcisistica che ha sconvolto e
mescolato il ruolo di entrambe le generazioni, aspetta il ritorno del “padre”, di chi deve riportare l’ordine, visto come ripristino della “Legge della
parola”, cioè di quei freni che, posti a contenimento delle nostre pulsioni e
passioni, ci umanizzano dandoci il senso del limite e la giustificazione del
nostro essere “sociali”.
Come premesso, si tratta di concetti complessi per chi,
come me, ha una conoscenza molto limitata di questi temi e, pertanto, non sono
certo di avere colto tutto ciò che l’Autore aveva da dire. Eppure, un messaggio
del libro mi è apparso chiarissimo; serve effettivamente un “ritorno”, il
ripristino di un patto fra generazioni che permetta ai nostri figli una visione
positiva del futuro. La figura di Telemaco incarna in maniera particolarmente
evocativa queste legittime aspettative da parte dei nostri figli. E' pero' il riferimento,
seppur indiretto, al personaggio di Ulisse quello che mi ha colpito. Il re di
Itaca, effettivamente, infine torna dal mare a ripristinare la legge. Anche secondo
Omero il suo non è però il ritorno di un eroe, egli giunge in segreto, senza
alcuna pompa, senza gli squilli di tromba del settimo cavalleria e in una
maniera molto umana e, se vogliamo, molto attuale, porta con sé l’esperienza
del marinaio, ma soprattutto quella del naufrago.
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