lunedì 23 agosto 2010

Nucleare iraniano: qualche spunto di riflessione

L’entrata in funzione della centrale nucleare iraniana segna un passo importante sia per la politica sia per l’economia di quel Paese. Dal punto di vista politico si tratta di un importante risultato per il regime che ne esce rafforzato sia sul fronte interno che su quello internazionale. Questa, se vogliamo, non è esattamente una buona notizia né per i Paesi occidentali, né per l’opposizione interna che sta faticosamente lottando per ottenere delle riforme. Invece, riguardo alla valutazione degli impatti economici, soprattutto se valutati in un’ottica di lungo periodo, bisognerebbe forse cercare di essere maggiormente indulgenti nel tentativo di giustificare le scelte del regime di Teheran. Riguardo alla vicenda del nucleare iraniano si è infatti sempre enfatizzato l'aspetto legato ai programmi militari, trascurando invece di analizzare le eventuali ragioni che renderebbero questa scelta ragionevole per perseguire scopi civili. Se si parla dei primi è indubbio che questi possano costituire un pericolo per la comunità internazionale, per altro, volendo accogliere anche il punto di vista iraniano, costituirebbero anche una garanzia ed un forte elemento di dissuasione nei confronti di eventuali aggressioni esterne, rischio per loro tutto sommato da non sottovalutare. Quando invece si parla dei programmi nucleari a scopi civili è abbastanza facile arrivare alla conclusione che questi siano effettivamente di una certa importanza per lo sviluppo a lungo termine del Paese. La valutazione dell’impatto di tali scelte dovrebbe partire dall’osservazione dell’attuale situazione dei giacimenti d’idrocarburi in Iran e soprattutto della loro prevedibile evoluzione nel prossimo futuro, tenendo conto anche dello sviluppo dei consumi interni. Ora l’Iran si pone fra i grandi esportatori sia di petrolio che, in prospettiva, di gas naturale, ma i giacimenti di greggio del Paese stanno cominciando a giungere in una fase matura e richiederebbero interventi per garantirne la conservazione, tra i quali ad esempio, i processi di ri-gassificazione che finirebbero per distogliere parte dello stock di gas naturale dal quantitativo esportabile o destinabile al crescente fabbisogno interno per la produzione di energia. Da qui l’esigenza di trovare alternative energetiche per garantire lo sviluppo interno senza possibilmente dirottare una quota crescente della produzione petrolifera ai consumi nazionali. In conclusione, se si vuole evitare di guardare solo alle implicazioni politiche, propagandistiche ed ideologiche che sottendono alla decisione di rincorrere la tecnologia nucleare, la scelta di soddisfare parte del fabbisogno prospettico di energia per il tramite di un programma nucleare non appare poi tanto incomprensibile o irragionevole.

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