giovedì 27 maggio 2010

Recensione: Il Cigno nero

“Il Cigno nero come l’improbabile governa la nostra vita” di Nassim Nicholas Taleb, edito dal Saggiatore.
Il Cigno nero è l’evento imprevedibile ed inaspettato, il “caso” che sconvolge in termini positivi o negativi la vita di singoli o di intere comunità, che non rientra nei canoni della norma e che porta cambiamenti dai quali non ci si può sottrarre. L’autore ci spiega come fatti del genere non siano affatto rari ed anzi accadano (sempre diversi) continuamente. Regolarmente sono stati dei “cigni neri” i motori del cambiamento che avviene spesso in maniera caotica ed imprevedibile procedendo più per balzi che attraverso processi regolari e preordinati. Un aspetto interessante del libro riguarda la spiegazione della nostra vulnerabilità agli eventi imprevisti, che risulterebbe dovuta alla nostra propensione ad effettuare delle previsioni rifacendosi all’analisi di dati disponibili e pertanto “datati” e tramite i quali abbiamo la pretesa di trarre indicazioni affidabili riguardo all’evoluzione di situazioni future che invece finiranno spesso per essere condizionate dall’imprevedibile. L'autore stigmatizza anche la nostra propensione a ricercare spiegazioni “a posteriori” per ricomprendere gli eventi reali nelle nostre ipotesi e rappresentazioni mentali e per incanalare i fatti nel nostro disegno di quello che riteniamo possibile e realizzabile; ancora, viene irriso il nostro ostinarci a ritenerci inseriti in una realtà che riteniamo ampiamente dominabile e che invece ci vede irrimediabilmente soggetti ai capricci della Fortuna alla quale proprio per queste nostre caratteristiche psicologiche ci esponiamo oltre misura. Mirabile ed illuminante la “parabola del tacchino” che illuso dalle sue stesse abitudini finisce per essere sorpreso dal suo tragico destino nei giorni antecedenti la festa del Ringraziamento (ma se volete sapere tutta la storia leggete il libro!). Risulta anche molto convincente l’ironica opera di demolizione dell’operato di pensatori, nobel, sedicenti esperti e consulenti (soprattutto finanziari) tutti presi nella costruzione di complicati modelli statistici e matematici previsionali che finiscono sempre per non reggere a qualche evento inaspettato. L’autore ci invita quindi ad essere scettici ed elastici ed in un certo senso a fidarci dell’istinto, della fortuna che aiuta gli audaci e che favorisce quelli che comunque continuamente "cercano" e si “danno da fare”. In fine ne viene fuori una morale quasi confortante, quella che ci mette in guardia dalla sicumera e dalla pseudo-scienza dei potenti e di chi comunque pretende di poter imbrigliare il futuro.

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