Al
di là delle cause e dalle polemiche, il crollo del viadotto Morandi di Genova
dovrebbe fare riflettere sul fatto che moltissime delle nostre infrastrutture
risalgono agli anni sessanta - settanta del novecento e, pertanto, cominciano
ad essere insicure, obsolete o quanto meno inadeguate.
Mi
chiedo (retoricamente) se la nostra classe politica stia prendendo atto del
problema e se ha all'ordine del giorno qualche studio e/o soluzione per
affrontare strutturalmente tale situazione ..., già mi viene da ridere!
Quello
che è certo, infatti, è che serviranno ingenti risorse per adeguare le infrastrutture
esistenti alle esigenze attuali e future e, magari, per farne di nuove.
Altrettanto
"certo" che si sarebbe dovuto tenere conto di tali esigenze di
"sostituzione" nei meccanismi di accordo di concessione ai privati
che sono stati instaurati in passato (esattamente come è "certo" che
ciò non è stato fatto se non molto parzialmente!), tutto ciò però, è già acqua
passata, a meno delle responsabilità civili e penali che, quelle sì, speriamo vengano
doverosamente accertate (evitando però, possibilmente, la ricerca del colpevole
ad ogni costo!).
Per
il futuro, sarebbe però quanto meno auspicabile fare tesoro dell’esperienza passata
e prendere spunto da essa per stipulare migliori accordi per le concessioni che
prevedano possibilmente piani di mantenimento, migliorie e sviluppo di tali rendite di posizione, tenendo anche presente, tra l'altro, che le concessioni sono dei monopoli concessi ai privati e che tale pratica non deve essere data necessariamente per scontata.
Sembrerebbe
infatti che il business delle concessioni abbia forse eccessivamente favorito i
titolari delle stesse; nel caso specifico, per dare un'idea di ciò che intendo,
cito un articolo del Post (fonte che spero sia "accurata") che in un
suo pezzo intitolato: "Cosa c'entrano le concessioni autostradali con il
ponte Morandi?"(https://www.ilpost.it/2018/08/15/autostrade-benetton-ponte-morandi-genova/), ricapitola un po’ l’intera vicenda delle concessioni autostradali e riporta:
"... Dopo
una serie di fusioni e consolidamenti, nel 2002 la società divenne Autostrade
per l’Italia, un colosso che oggi fattura 4 miliardi di euro all'anno e produce
900 milioni di euro di utile per il suo azionista, la società Atlantia, ...”.
Ora
… posto che il dato riportato sia accurato, riconosco come esso, di per sé non sia effettivamente insufficiente per formulare giudizi perché poco
dice riguardo ai meriti di Atlantia in termini di capacità organizzativa e di efficienza;
detto ciò, calcolatrice alla mano, 900 milioni/4 miliardi fa a casa mia 22,5%
che, così a prima vista e con le dovute cautele, mi sembra un margine un
tantino eccessivo da lasciare a chi, in sostanza, si è accaparrato un monopolio
costruito con i soldi pubblici!
In
sintesi, bravi loro e fortunati i loro azionisti … rimane però il dubbio che,
da parte pubblica, si potessero spuntare condizioni migliori, o magari,
rivedere nel tempo gli accordi o ancora, perché questo è il punto, costringere
i titolari di concessioni a maggiori investimenti.
Attenzione poi che oggi si parla delle concessioni per le strade, ma di rendite monopoliste lo Stato ne concede parecchie, ad esempio, acqua, treni, frequenze radio, telefoniche, televisive, ecc.
ci sono quindi molte "strade" che portano a Roma!
Magari
pensiamoci per “un domani”?