mercoledì 6 giugno 2018

Recensione: Un’Odissea. Un padre, un figlio e un'epopea


“Un’Odissea. Un padre, un figlio e un'epopea”; titolo originale: “An Odyssey. A Father, a Son, and an Epic”, di Daniel Mendelsohn, traduzione di Norman Gobetti, edizioni Einaudi, 978-88-06-23148-4.

Un anziano ex professore di matematica da sempre (anche) appassionato di discipline umanistiche decide di seguire il seminario universitario sull’Odissea tenuto dal figlio, ormai anch’egli maturo professore di letteratura greca.
Il figlio acconsente, seppure perplesso; conosce il carattere del padre: logico, spigoloso, rigoroso, cocciuto, trasandato e asociale, in sintesi … “Un duro” spartano burbero, fedele e un po’ goffo, nato e cresciuto nel Bronx fra le due guerre mondiali da una famiglia modesta e elevatosi socialmente grazie a tenacia e qualità intellettuali … quasi un’antitesi rispetto al “nobile”, più sfuggente, sfaccettato, non sempre coerente, spesso bugiardo Odisseo.
L’eroe omerico e l’anziano “guerriero” non sono fatti per amarsi a prima vista … “Non è un eroe!” sosterrà, infatti, più volte (spesso, a parer mio, non a torto) l’anziano signore nel corso del seminario.

Il corso si svolge fra i timori del figlio e le “piazzate” spesso imbarazzanti del padre, che, tra l’altro, tendono a far presa sui giovani studenti; procedendo, l’Autore, recupera episodi della propria infanzia e della vita del padre mentre si dilunga nella descrizione di diversi passi dell’opera omerica, dando al lettore la possibilità di riprendere arricchire e approfondire la propria conoscenza dell’Odissea con fatti, spiegazioni e curiosità di indubbio interesse.
Nel frattempo, risulta anche chiaro che, il figlio, prima quasi inavvertitamente, poi sempre più consciamente ha cominciato la sua personale Telemachia, il viaggio di riscoperta della figura paterna.

Al seminario segue una vera e propria crociera di padre e figlio nel Mediterraneo, sempre sulle tracce di Ulisse ovviamente.
In quel frangente la reciproca riscoperta si approfondisce e, incidentalmente, almeno per il sottoscritto che le ignorava, emergono da questa bellissima opera altre perle, quali ad esempio, la poesia “Itaca” del poeta Costantino Kavafis e “Ulysses” di Alfred Tennyson.

La scomparsa del padre, che avviene poco dopo la conclusione della crociera, non ferma e forse accentua nell'Autore il desiderio di svelare e, direi io, riconciliarsi completamente con la figura paterna; quindi, sempre sulla falsa riga della “vera” Odissea, egli continuerà le sue indagini presso i famigliari, gli amici e i conoscenti.

A mio avviso, l’Autore troverà infine tutte le sue risposte e l’impresa si concluderà con un successo che rafforzerà l’immagine di entrambi, padre e figlio.

Tutto molto bello!    


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