“Un’Odissea. Un padre, un figlio e un'epopea”; titolo
originale: “An Odyssey. A Father, a Son, and an Epic”, di Daniel Mendelsohn,
traduzione di Norman Gobetti, edizioni Einaudi, 978-88-06-23148-4.
Un anziano ex professore di
matematica da sempre (anche) appassionato di discipline umanistiche decide di
seguire il seminario universitario sull’Odissea tenuto dal figlio, ormai anch’egli
maturo professore di letteratura greca.
Il figlio acconsente, seppure perplesso;
conosce il carattere del padre: logico, spigoloso, rigoroso, cocciuto, trasandato
e asociale, in sintesi … “Un duro” spartano burbero, fedele e un po’ goffo, nato
e cresciuto nel Bronx fra le due guerre mondiali da una famiglia modesta e
elevatosi socialmente grazie a tenacia e qualità intellettuali … quasi un’antitesi
rispetto al “nobile”, più sfuggente, sfaccettato, non sempre coerente, spesso
bugiardo Odisseo.
L’eroe omerico e l’anziano “guerriero”
non sono fatti per amarsi a prima vista … “Non è un eroe!” sosterrà, infatti,
più volte (spesso, a parer mio, non a torto) l’anziano signore nel corso del
seminario.
Il corso si svolge fra i
timori del figlio e le “piazzate” spesso imbarazzanti del padre, che, tra l’altro,
tendono a far presa sui giovani studenti; procedendo, l’Autore, recupera
episodi della propria infanzia e della vita del padre mentre si dilunga nella descrizione
di diversi passi dell’opera omerica, dando al lettore la possibilità di
riprendere arricchire e approfondire la propria conoscenza dell’Odissea con
fatti, spiegazioni e curiosità di indubbio interesse.
Nel frattempo, risulta anche
chiaro che, il figlio, prima quasi inavvertitamente, poi sempre più consciamente
ha cominciato la sua personale Telemachia,
il viaggio di riscoperta della figura paterna.
Al seminario segue una vera e
propria crociera di padre e figlio nel Mediterraneo, sempre sulle tracce di
Ulisse ovviamente.
In quel frangente la reciproca
riscoperta si approfondisce e, incidentalmente, almeno per il sottoscritto che
le ignorava, emergono da questa bellissima opera altre perle, quali ad esempio,
la poesia “Itaca” del poeta Costantino Kavafis e “Ulysses” di Alfred Tennyson.
La scomparsa del padre, che
avviene poco dopo la conclusione della crociera, non ferma e forse accentua
nell'Autore il desiderio di svelare e, direi io, riconciliarsi completamente
con la figura paterna; quindi, sempre sulla falsa riga della “vera” Odissea, egli
continuerà le sue indagini presso i famigliari, gli amici e i conoscenti.
A mio avviso, l’Autore troverà infine tutte le sue risposte e l’impresa si concluderà con un successo che rafforzerà
l’immagine di entrambi, padre e figlio.
Tutto molto bello!
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