“La democrazia non esiste”, di
Piergiorgio Odifreddi, edizioni Rizzoli, ISBN 978-88-17-09890-8.
L’Autore, mescolando e
alternando proprie valutazioni personali e enunciati matematici quali: il “Teorema
dell’impossibilità” di Arrow (*), oppure un uso approfondimento, elaborato dall’economista
Amartja Sen e noto come il “Paradosso di Sen” (**); oppure ancora, citando
Pareto (***), Stuart Mill e tanti altri, cerca di dimostrare quanto i nostri
sistemi democratici (ne esistono di tanti tipi e, secondo Odifreddi, sono tutti
difettosi!) siano sostanzialmente delle più o meno sofisticate illusioni create
da gruppi ristretti di potere e propinate al non troppo inconsapevole
elettorato attivo che, dall’altro lato, non ha mica molti strumenti per
modificare un gioco sostanzialmente truccato.
Per certi versi l’Autore ha
certamente ragione e non c’era bisogno della matematica per spiegare all’uomo
della strada che, in sintesi, esso conta poco o niente.
Eppure al momento non si è ancora
trovato nulla di meglio e pertanto, le critiche, seppur motivate, non servono a
nulla se non sono seguite da qualche concreta controproposta che, a pare mio,
nell'opera non si palesa (in effetti, non era neanche probabilmente negli
obiettivi dell’Autore).
In sintesi, questo libro
rimane difficile da valutare; per me si è trattata di una lettura interessante,
forse inutilmente corrosiva, certamente non propositiva.
(*) … poste a priori
«universalità», «non imposizione», «non dittatorialità», «monotonicità» e
«indipendenza dalle alternative irrilevanti», non è possibile determinare un
sistema di votazione che preservi le scelte sociali [wikipedia].
(**) ... Sen dimostra che, in uno
stato che voglia far rispettare contemporaneamente efficienza
paretiana e libertà, possono crearsi delle situazioni in cui
al più un individuo ha garanzia dei suoi diritti. Egli dunque dimostra
matematicamente l'impossibilità di perseguire l'efficienza ottimale, secondo Vilfredo
Pareto, e insieme il liberalismo [wikipedia].
(***) L'ottimo paretiano o efficienza
paretiana è un concetto introdotto dall'ingegnere italiano Vilfredo
Pareto, largamente applicato in economia, teoria dei
giochi, ingegneria e scienze sociali. Si realizza
quando l'allocazione delle risorse è tale che non è possibile apportare miglioramenti
paretiani al sistema, cioè non si può migliorare la condizione di un
soggetto senza peggiorare la condizione di un altro [wikipedia].