mercoledì 22 aprile 2015

Recensione: 1177 a.C. – Il collasso della civiltà


“1177 a.C. – Il collasso della civiltà”, titolo originale: “1177 BC The Year Civilization Collapsed”, di Eric H. Cline, traduzione di Cristina Spinoglio, edizioni Bollati Boringhieri, ISBN: 978-88-339-2579-0.
Nel corso del dodicesimo secolo a.C. il Mediterraneo orientale e vaste aree dell’odierno medio oriente erano già fortemente interconnesse dal punto di vista sociale ed economico. Vasti imperi e regni: gli egizi, gli ittiti, i cassiti, i mitanni, gli assiri, i minoici e i micenei erano strettamente legati in un sistema che alternava relazioni politiche pacifiche, cementate non di rado da matrimoni fra i membri delle élite al potere, scambi di doni, corrispondenza e visite di cortesia, a lotte per il dominio territoriale e il controllo delle estese rotte commerciali che, sulla base di recenti scoperte storiche si estendevano fino al lontano Afghanistan, principale fornitore di stagno dell’area e componente fondamentale del metallo che finì per identificare tutto questo lungo periodo storico, il bronzo.
Siamo, infatti, nella tarda età del bronzo, da lì a poco, comincerà l’era del ferro, che vedrà i natali non solo sulla base dell'applicazione di nuove tecniche metallurgiche ma anche su nuove forme di organizzazione e ordine sociale sorte sulle ceneri dell’ordine precedente.
Ma cosa mise in crisi tale vecchio sistema, collaudato da secoli? Chi o cosa distrusse i grandi palazzi micenei o dell’isola di Creta? Chi erano i misteriosi aggressori citati in una tavoletta d’argilla rinvenuta ad Ugarit e scritta poco prima che la città venisse distrutta? Perché gli abitanti abbandonarono Hattusa, capitale degli Ittiti e fino a pochi anni prima cuore pulsante di un potente impero che trattava alla pari con i potenti faraoni? Da dove venivano i misteriosi “Popoli del mare”? Cosa li mise in movimento? …
L’Autore, attraverso uno stile brioso e non privo di suspense, cerca di spiegare tutto ciò proponendo una trama persuasiva e costruita sulla sintesi delle scoperte archeologiche degli ultimi trent’anni. Espone una tesi basata su uno scenario tipo “Tempesta perfetta”, nel quale una serie di importanti cambiamenti e fattori naturali si sommano ad altri eventi casuali e a fattori sociali, politici e economici, amplificandosi gli uni con gli altri.
Insieme a una credibile ricostruzione della crisi di quella che potremmo definire come la prima società globalizzata della storia dell’uomo, l’Autore ci lascia anche un chiaro messaggio per leggere il presente; le società globalizzate sono vulnerabili, il collasso può avvenire rapidamente e un insieme di fattori di per sé non critici, se presi singolarmente, possono portare al collasso organizzazioni e strutture che ai nostri occhi appaiono solide e indistruttibili ma la cui resistenza è solo illusoria.
Forse, dunque, dovremmo sforzarci di più per scrutare i cieli in vista dei “Cigni Neri” di Nassim Taleb che, fatalmente, sempre arrivano.

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