“Il Regno”, titolo originale:
“Le Royaume”, di Emmanuel Carrère, traduzione di Francesco Bergamasco, edizioni
Adelphi, ISBN: 978-88-459-2954-0.
Un bel libro che
avrebbe potuto essere un capolavoro se non fosse per un eccesso di protagonismo
dell’Autore che, proprio non ce la fa ad evitare di riportare sempre l’attenzione
del lettore sul proprio caso personale e sulle proprie esperienze.Per quanto posso
giudicare io, c’erano quindi tutti gli ingredienti per un grandissimo libro:
una buona idea, un tema intrigante sviluppato attraverso una seria attività di
ricerca, uno stile di scrittura scorrevole che combina una certa dose di sarcasmo
e, persino, di autoironia con un notevole sfoggio di cultura. Il risultato però
è risultato leggermente al di sotto delle premesse e delle aspettative.
Ci sono, infatti, alcuni
punti del libro dove vorresti che l’Autore si concentrasse di più sulla sua
stessa narrazione e la smettesse di guardarsi l’ombelico mettendolo sempre al
centro dei riflettori e facendoti perdere il filo della storia. Passi che le
prime cento pagine del libro siano dedicato all’esperienza di fede dell’Autore
stesso (adesso ritornato alla laicità, se non proprio all’ateismo!), cosa che,
già di per sé è stata per me una sorpresa, vista la lunghezza dell’incipit; ma
che questi, nella parte successiva, si perda continuamente a parlare dei fatti
suoi, finisce per risultare un po’ fastidioso e mi ha portato a stemperare l’entusiasmo
e l’apprezzamento che merita la maggior parte del romanzo.
Venendo alla trama, la
storia è incentrata sulla predicazione di S. Paolo o, meglio, sull’opera di S.
Luca, autore di uno dei quattro Vangeli canonici e degli “Atti degli Apostoli”,
nonché “curatore” dell’opera dell’apostolo dei “Gentili”, che egli accompagnò
lungamente nel corso della sua opera di missione. Carrère cerca di ricostruire,
a mio avviso, riuscendoci appieno, il contesto storico, i fatti e le
caratteristiche dei personaggi dell’epoca mantenendo un’interessante parallelo
fra la “Grande Storia”, fatta di personaggi altolocati e di macro eventi riportati
negli annali e la “Piccola Storia” delle prime comunità cristiane, di quelle
che allora apparivano oscure, insignificanti, piccole sette di derivazione
ebraica, già fin dalle origini, frammentate e litigiose; ma che, da lì a breve
sarebbero entrate a far parte della prima per giungere ancora forti e vitali
fino ai giorni nostri.
Sullo sfondo il tema
misterioso e potente della fede, così spesso intrecciato con l’amore, così
simile ad un’infatuazione; per alcuni dono e fonte di illuminazione, per altri
caduta nell’irrazionale e nella superstizione; in eterno conflitto con la
ragione, lucida, logica ma necessariamente pessimista e, in fondo, forse anche
un po’ invidiosa perché vorrebbe anch’essa poter credere e sperare, ma che
proprio, per sua natura, non può.