“Il Terrore Rosso in Russia (1918-1923)”, titolo
originale: “Krasnyi terror v Rossii 1918-1923”, di Sergej P. Mel’gunov,
traduzione di Sergio Rapetti, edizioni Jaca Book, ISBN 978-88-16-40954-5.
Per capire più
chiaramente le motivazioni e i contenuti di questo libro è, probabilmente,
necessario rifarsi all’esperienza di vita dell’Autore: Sergej Mel’gunov nasce a
Mosca nel 1879 in una famiglia aristocratica (fonte Wikipedia). D’ideologia
liberale, durante i moti rivoluzionari del 1905 aderisce al partito del
Costituzionali - democratici, i cosiddetti “cadetti” di tendenze di sinistra,
per poi passare al partito dei Socialisti - popolari, compagine spostata
ideologicamente più verso il “centro”. Nel medesimo periodo comincia a
occuparsi di editoria e conosce lo scrittore Lev Tolstoj, del quale, dopo la
morte curerà la pubblicazione delle opere complete in collaborazione con la
figlia di questi. Nel 1917 appoggia la rivoluzione di “Febbraio” auspicando la
formazione di un’ampia coalizione di forze socialiste e progressiste che si
oppongano ai tentativi controrivoluzionari di matrice reazionaria, ma l’ala
politica dei riformisti moderati è presto emarginata dalla presa di potere dei
bolscevichi avvenuta nell’ottobre 1917. Fra il 1918 e il 1922 subisce diversi
arresti e perquisizioni da parte delle autorità sovietiche. Nel 1920 nel corso
di un processo è condannato a morte, ma la pena viene commutata a dieci anni di
carcere grazie all’intercessione dell’Accademia delle scienze e di altri
intellettuali e scrittori (fra i quali il pensatore anarchico Kropotkin);
rilasciato di prigione nel 1921, è espulso dalla Russia nel 1922. Nel 1923
pubblica a Berlino “Il Terrore Rosso in Russia (1918-1923)” per poi stabilirsi
definitivamente in Francia dove continuerà a occuparsi attivamente di
organizzazioni anticomuniste, rifiutandosi però di collaborare con i regimi
nazifascisti durante la seconda guerra mondiale. Muore in Francia nel 1956.
Un libro di fortissimo impatto emotivo che s’incarica
di ricostruire con dovizia di particolari e con una tenace cura delle fonti il
periodo del cosiddetto “Terrore Rosso”, la strategia repressiva esplicitamente
terroristica messa in atto dal governo sovietico per rafforzare la propria
presa sul potere appena conquistato. Le immagini di esecuzioni e torture sono
particolarmente forti e impressionanti e pertanto, in casi come questi non si
può parlare di “bei libri”, ma semmai di documentazioni realistiche e
credibili. Per quanto riguarda la veridicità dei fatti, non penso che,
oggigiorno qualcuno possa avere seriamente dei dubbi riguardo a quanto esposto
dall’Autore; non dopo tutte le testimonianze, le pubblicazioni demografiche e
gli studi storici che hanno riguardato l’esperimento del comunismo sovietico
nel periodo pre-stalinista. E’ però emotivamente differente leggere delle
statistiche riguardanti il numero, le condizioni e le caratteristiche delle
vittime e, invece, ricevere descrizioni dettagliate su come effettivamente
avveniva il processo di annientamento degli oppositori o meglio, anche dei
semplici “non simpatizzanti”. Inoltre, storicamente, può anche essere
interessante per qualche ideologo e nostalgico, l’essere costretti a meditare
di fronte ai fatti esposti da Mel’gunov e riguardanti il carattere
originariamente genocida della rivoluzione bolscevica, che fu consapevolmente
violenta fin dall’inizio e non solo “deviata” o “tradita” nei suoi ideali dalla
successiva deriva stalinista.
“Il
Terrore Rosso in Russia (1918-1923)” è stato pubblicato in diverse lingue nel
corso degli anni venti del novecento (tedesco, russo, inglese, francese e
spagnolo) ma non esiste un’edizione italiana dello stesso periodo e questa, se
non erro, è la prima traduzione di questo resoconto che sia stata pubblicata
nella nostra lingua.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.