Sono convinto che la protesta dei
forconi, almeno in Piemonte, abbia trovato un certo consenso non solo a causa
del disagio economico, ma anche a seguito degli effetti di “Rimborsopoli”, cioè
la vicenda dei rimborsi spese non esattamente irreprensibili richiesti e
ottenuti negli ultimi due anni da moltissimi assessori regionali, quasi tutti
appartenenti alla maggioranza. Riguardo a questo presunto abuso amministrativo
si è già chiusa la fase di indagine e, di conseguenza, 43 consiglieri hanno
ricevuto l’avviso da parte della procura. Seguirà la fase giudiziaria. Il punto
però che fa riflettere è il seguente: come possono fare i cittadini liberarsi speditamente e anzitempo di una
classe dirigente della quale essi hanno perso la fiducia? Su questo punto,
secondo me, viene fuori una dei tanti limiti del nostro sistema democratico;
eleggendo un rappresentante gli si accorda la fiducia di amministrazione e governo
per un certo periodo di tempo, di solito un certo numero di anni, ma come si
può ritirare tale fiducia prima di tale
scadenza? E’ facile notare che in altri tipi di assemblee ci sono strumenti per
superare questo problema: gli azionisti di una società possono richiedere un’assemblea
straordinaria e sfiduciarne i vertici, un condominio può fare lo stesso, invece gli elettori non hanno
uno strumento istituzionale e pratico per ottenere il medesimo risultato. Possono
solo protestare e sperare che si coaguli il dissenso, oppure augurarsi un
rapido intervento da parte degli organi amministrativi e giudiziari che si
incarichino di rimuovere gli “amministratori” infedeli! Ma un attimo! Questi
sono innanzi tutto i nostri rappresentanti e solo in secondo luogo essi si
qualificano anche come “amministratori”, è quindi incredibile che essi non
possano essere rimossi dai delegatari legittimi per il solo fatto che essi non
raccolgono più la fiducia degli stessi
(a pensarci bene, non è neanche necessario che essi abbiano infranto qualche legge). E’ ovvio
che, iniziative in questo senso odorano un po’ di populismo ed è anche facile
comprendere come strumenti di questo genere possano essere facilmente
manipolati da chi ha il controllo dei mezzi di informazione, eppure,
personalmente sono convinto che questi
rischi non giustifichino l’impossibilità di rimuovere dalle cariche gli organi sfiduciati. Nel caso della giunta
regionale piemontese, per esempio, è evidente che bisognerebbe rinnovarla completamente
e rieleggerne un’altra in quanto quella attuale è chiaramente sfiduciata, ma
come si può ottenere tale risultato rapidamente senza prendere a sassate le finestre del
palazzo? In pratica, mi sembra che l’unico modo per mantenere il dissenso nei
limiti della legalità sia quello di permettere ai delegatari di ritirare la
fiducia e di spostarla su altri rappresentanti, ma non mi sembra che il nostro
sistema democratico abbia previsto degli strumenti efficaci per dare i
cittadini i mezzi per ottenere tale risultato.
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