“I Panni Sporchi della Sinistra –
I segreti di Napolitano e gli affari del PD”, di Ferruccio Pinotti e Stefano
Santachiara, edizioni Chiarelettere, ISBN: 978-88-6190-427-9.
Dopo più di vent’anni di guerra
di logoramento contro la sub-cultura berlusconiana e gli effetti del suo
malgoverno valeva comunque la pena di approfondire un po’ il tema del malaffare
“de noi altri”, tanto più che, in varie occasioni, il confronto politico ha
sfiorato i toni di una guerra di religione che ha cercato di suddividere i
cittadini della nazione fra presunti buoni e cattivi.
Leggendo queste pagine, che per
altro non svelano niente di veramente sensazionale, si finisce un po’ per
soffrire della sindrome del reduce che, guardandosi alle spalle, si chiede se
veramente valeva la pena di scaldarsi tanto. Saremmo veramente migliori se,
nell’ultimo ventennio avesse governato in maniera prevalente questo centro-sinistra
descritto da Pinotti e Santachiara? Il beneficio del dubbio, in questo caso è d’obbligo!
La triste verità, a ben vedere, è quasi scontata e dimostra per l’ennesima
volta che i “cattivi” non stanno solo nel campo avverso e, che nel proprio non
sempre alberga la virtù. Anche questa, però è una lettura banale e limitata del
problema legato alla cosiddetta “questione morale”, mai seriamente affrontata
dalla politica italiana; perché quello che emerge dal libro di Pinotti e Santachiara
è una verità amara che ci ricorda che le origini del sistema politico che ha
retto l’Italia dagli anni novanta a oggi sono frutto di scelte e compromessi
bipartisan più o meno consci, di accordi sottobanco, di spartizioni trasversali
e di clamorosi errori di sottovalutazione. La classe politica, di destra o
sinistra appare per quello che probabilmente è, un ceto a se stante, un circolo
di amici e compari dove alla fine, di là dal colore degli stendardi e lontani
dall’arena mediatica, una soluzione concordata si trova sempre.