"Tiger nel fango” di Otto Carius, traduzione di Vincenzo
Valentini, Edizioni Italia Storica Isbn 9788894226546.
Spigolando nella libreria in tempi di Covid mi sono imbattuto in questo
libro acquistato dai miei figli fan di video games “carristi” (war thunder,
world of tanks ... ammetto che piacciono anche a me 😊!).
Si tratta della biografia di uno dei più famosi carristi tedeschi della Seconda
guerra mondiale; veterano del fronte orientale, gli fu accreditata la
distruzione di più di 150 mezzi corrazzati nemici. Venne decorato con una delle
massime onorificenze previste dal regime nazista (la croce di cavaliere con
fronde di quercia), combatté fino all’ultimo sul fronte occidentale e dopo la
guerra aprì una farmacia. Aggiungo (per me questo è importante visto il
soggetto trattato) che sul suo conto, facendo qualche rapida ricerca in rete,
non si fa alcuna menzione riguardo a particolari simpatie e vicinanze con il
regime nazista o, nel dopo guerra, con movimenti di estrema destra. Anzi, l’Autore,
per sua stessa ammissione scrisse queste memorie per “riscattare l’onore” di
tanti soldati tedeschi cercando di spiegare, in un dopoguerra che vide (fortunatamente)
la piena condanna del nazifascismo, che la grande parte dei militi fecero
semplicemente il loro dovere di soldati senza forse porsi troppe domande
riguardo al regime che stavano servendo (penso che questo sia valso anche per
tanti italiani) perché prevalse il sentimento di lealtà verso la Patria e
quello verso i propri commilitoni; in fondo, la spiegazione più semplice e
naturale del fenomeno!
Tornando al libro, non ci aspetti nessun particolare capolavoro; le
descrizioni sono asciutte e tutto viene spiegato nei termini e nel linguaggio
più semplice e con l’ausilio di qualche cartina un po’ rudimentale. L’Autore racconta
gli episodi come se descrivesse ciò che vedeva sotto i suoi occhi durante lo svolgimento
delle azioni e della vita al fronte, gettando solo qualche commento riguardo
alle più o meno buone capacità di comando dei propri superiori. Curiosamente,
emerge una certa stima delle qualità dei soldati sovietici ...
Tutto ciò non intacca l’interesse per questa biografia che per me ha proprio
il pregio di spiegare in modo semplice, razionale e molto umano il “perché” i
soldati tedeschi combatterono fino all’ultimo con quella “professionalità”,
dedizione (spesso intesa da altri come fanatismo) e magari con quel briciolo di
ottusità che, in fin dei conti sono qualità che tendiamo a riconoscere a questo
popolo.