venerdì 23 giugno 2017

Recensione: L’esercito dell’imperatore – Storia dei crimini di guerra giapponesi 1937 -1945

“L’esercito dell’imperatore – Storia dei crimini di guerra giapponesi 1937 -1945”, titolo originale: “ L’armée de l’Empereur”, di Jean-Louis Margolin, traduzione di Gianluca Perrini, edizioni Lindau, ISBN 978-88-7180-807-9.

Il saggio ricostruisce i crimini di guerra compiuti dai giapponesi nei territori controllati prima e durante la Seconda Guerra Mondiale.
Giustamente l’Autore ricorda al lettore che l’impero giapponese era già intensamente impegnato sul piano militare ben prima dell’attacco giapponese a Pearl Harbor nel 1941. A partire dagli ultimi decenni del diciannovesimo secolo, a seguito dei cambiamenti culturali introdotti durante il periodo Meiji il Giappone, cominciò ad allargare la propria sfera di influenza politica e militare.  Nel 1895 venne annessa l’isola di Formosa, mentre fra il 1905 e il 1910, l’impero, anche a seguito del conflitto con la Russia, prese progressivamente possesso della penisola coreana; con la Prima Guerra Mondiale vennero acquisiti i territori asiatici prima controllati dai tedeschi, mentre cominciò una lunga fase di pressione sia politica sia militare nei confronti della Cina. Nel 1931 l’esercito invase la Manciuria dove fu istituito un regime fantoccio filo-giapponese e, soprattutto, a partire dal 1937 (a seguito dell’incidente del Ponte Marco Polo) si aprì la fase più intensa delle ostilità nei confronti della Cina. A partire dall’attacco contro la flotta americana di Pearl Harbour, l’impero giapponese dilagò in Asia Orientale conquistando pressoché tutti i territori fino ad allora assoggettati al dominio coloniale europeo di Gran Bretagna, Olanda e Francia nonché a quello statunitense.
Nel corso di tutto questo lungo periodo l’impero giapponese sottomise un gran numero di popolazioni asiatiche e venne in contatto, nei panni del dominatore, con una numerosa popolazione “bianca” sia di estrazione civile (ex coloni), sia militare (prigionieri di guerra).
Il trattamento di coloro che finirono sotto il dominio giapponese non fu di norma per niente benigno, anche se, riconosce l’Autore, le situazioni furono varie a seconda del momento, del contesto, delle varie etnie coinvolte.
Il saggio ricerca e fornisce le principali spiegazioni della, per certi versi peculiare brutalità giapponese, esponendo con coerenza i fattori storici, sociali, razziali, economici e, in taluni casi, persino organizzativi che la determinarono.
Molto interessante, anche il tema della memoria, o meglio, del recupero e dell’ammissione o, all’opposto dell’attenuazione o persino della negazione dei misfatti dell’impero giapponese a partire dal dopoguerra ad oggi. Sensi di colpa, scuse più o meno sincere, negazionismo, vittimismo, retorica panasiatica, revisionismo, ecc., non solo sono argomenti vivi e correnti, ma le discussioni che suscitano questi temi a livello locale e/o internazionale finiscono con l’intrecciarsi con le relazioni politiche ed economiche fornendo non poche occasioni di conflitto sia in politica interna, sia relativamente alle relazioni internazionali.


 Ottimo lavoro!

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