mercoledì 28 luglio 2010

Recensione: Il Martirio di una nazione, il Libano in guerra

“Il Martirio di una nazione, il Libano in guerra”, di Robert Fisk, edizioni il Saggiatore. A mio parere, veramente un grande libro! … Anche se ammetto di aver fatto fatica a leggerlo tanto potente è il coinvolgimento emotivo che viene indotto nel lettore. L’opera non è solo una minuziosa ricostruzione della storia libanese a partire dal dopoguerra e soprattutto incentrata sul periodo che va dalla metà degli anni 70 ai giorni nostri, ma anche un portentoso atto di accusa nei confronti di tutti i soggetti coinvolti nella martoriata storia recente di questo piccolo e sfortunato Paese. Robert Fisk non risparmia a nessuno il proprio carico di responsabilità. Vengono dunque portati alla luce grazie ad un tenace lavoro giornalistico gli intrallazzi, i tradimenti, i crimini, le ingerenze e soprattutto gli errori delle numerosissime fazioni libanesi, degli scomodi “ospiti” palestinesi e delle potenze straniere coinvolte, principalmente Israele, Siria, Iraq, Iran, Usa, Francia ed Italia (che ad onor del vero ne esce con onore grazie all’opera del nostro corpo di pace!). Il giornalista si sofferma soprattutto a descrivere i fatti ed i risultati di tanta insensatezza così visibili in termini di sofferenze e perdite di vite umane prevalentemente fra la popolazione civile inerme. Particolarmente toccante la ricostruzione delle stragi avvenute nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila. A mio avviso però il vero di punto di forza del libro è quello di sbattere in faccia a noi “occidentali” le nostre pesantissime responsabilità; l’autore ci ricorda continuamente come noi in Libano abbiamo fallito, non siamo riusciti a capire la situazione ed i sottili equilibri che mano a mano venivano messi in crisi, abbiamo smarrito il senso dell’etica, non siamo stati in grado di svolgere onestamente il nostro ruolo umanitario, non abbiamo avuto il coraggio di biasimare i nostri alleati (l’immagine di Israele viene letteralmente fatta a pezzi nel corso dell’opera!), siamo rimasti impigliati nella logica dei blocchi contrapposti (ovest-Est, Mondo libero-Mondo comunista) e nelle logiche errate dello “scontro delle civiltà” ed infine abbiamo creato da noi le nostre nemesi ed i nostri mostri. Il Libano sarà la fucina di Hezbollah, di Amal, dell’estremismo sciita ……… Si ha infine la spiacevole e netta sensazione che l’autore ci voglia anche suggerire che proprio li, a causa della nostra incapacità di comprendere il mondo islamico, traggano origine tanti dei nostri guai! Forse proprio nel martoriato Libano hanno cominciato a sgretolarsi le torri gemelle!

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