"Naufragio”; titolo originale: “Naufrage”; di Vincent Delecroix, traduzione di Fabrizio Di Majo; edizioni Clicy; Isbn 9791255510932.
Il romanzo si ispira ad
una storia vera avvenuta nel canale della Manica nel 2021; detto ciò, possono
notarsi somiglianze con altri fatti simili; ad esempio, sarà un caso, ma l’immagine
di copertina è la stessa che in molti quotidiani ha accompagnato la cronaca degli
eventi legati al naufragio di Cutro avvenuto lungo le coste italiane nel
febbraio del 2023.
In due parole quindi,
una tragedia “ordinaria” di migranti affogati nel tentativo di raggiungere l’Europa;
finiti male (e anche questo non è poi così raro!) per il ritardo dei soccorsi
dovuto non solo al rimpallo fra capitanerie di porto (in questo caso, francesi
e inglesi) ma anche, in questo caso, in ragione della leggerezza/stanchezza di
un operatore, che, infatti, verrà indagato per appurare un eventuale suo comportamento
omissivo.
La parte preponderante
ed iniziale del romanzo descrive, durante l’interrogatorio condotto da un
ufficiale di marina, i pensieri dell’operatore chiamato a rispondere del
mancato invio dei soccorsi. In una parte successiva, viene invece descritta la situazione,
progressivamente sempre più critica, dal punto di vista dei migranti (e questa,
penso, non è difficile da immaginare!).
Che dire quindi? A
basarsi sulle informazioni di copertina mi sarei aspettato chissà quale
capolavoro e invece, un po’ mi vergogno a scriverlo, ho trovato la parte
introspettiva, ovvero quella che doveva spiegare al lettore le ragioni se non
le giustificazioni del protagonista, assai noiosa, logicamente e razionalmente
incomprensibile e, in sintesi, francamente strampalata. Più precisamente, nessuna
risposta alla domanda: “Perché non hai inviato i soccorsi?” … nessuna ragione
intellegibile, nessun piano malvagio, solo pensieri confusi!
Conclusione? Boh, forse
la marina francese dovrebbe migliorare i suoi criteri di selezione e test psicoattitudinali
….