mercoledì 17 dicembre 2025

Recensione: Perché Taiwan conta – breve storia di una piccola isola che decide il nostro futuro

  "Perché Taiwan conta – breve storia di una piccola isola che decide il nostro futuro”; titolo originale: “The Taiwan Story – How a Small Island Will Dictate the Global Future”; di Kerry Brown; traduzione di Maria Lorenza Chiesara; edizioni Einaudi; Isbn 978-88-06-26465-9.

Taiwan è spesso all’onore delle cronache; quasi sempre, in relazione al suo ruolo di potenziale detonatore di un conflitto globale che contrapponga Cina e Stati Uniti. Anche i recenti fatti di cronaca che riportano una crescita di tensione fra Cina e Giappone hanno proprio come causa scatenante le affermazioni della premier giapponese rispetto a possibili minacce cinesi all’integrità territoriale della piccola isola; niente di nuovo!

In questo breve ed intelligente saggio l’Autore ci guida in un percorso di migliore comprensione della questione, spiegando efficacemente come il ruolo di Taiwan sia effettivamente delicato stante le caratteristiche culturali ed economiche dell’isola e sulla base della sua storia antica e recente.

Ad esempio, ha effettivamente ragione chi afferma che Taiwan sia (prevalentemente) “cinese” in senso storico e culturale, ma al contempo, tali affermazioni non devono far dimenticare né i tanti elementi di differenziazione storici, culturali, sociali e politici dell’isola rispetto alla Cina continentale, né la crescente consapevolezza della popolazione che, soprattutto fra le nuove generazioni, preme per rimarcare le differenze fra il proprio modo di vivere e di pensare e quello che caratterizza il “parente” vicino.

In sintesi, Taiwan sembra vivere in un dualismo che, da una parte riconosce la vicinanza e l’attrazione con la Cina continentale, dall’altro, all’opposto, ne sottolinea i distinguo ed enfatizza la sua volontà di indipendenza.

Proprio sul tema dell’indipendenza si gioca un ruolo estremamente ambiguo e delicato; da una parte, buona parte dei taiwanesi la ricercherebbe, ma non al prezzo di una rottura dolorosa con il continente e, soprattutto, non al costo di tensioni geopolitiche capaci di scatenare violente fasi di attrito o, peggio ancora, un conflitto armato. Per questo motivo la politica taiwanese è cauta, tutta incentrata sul controllo degli eccessi mediatici e basata sul suo “soft power”, legato a doppio filo sulle sue eccellenze tecnologiche; spesso, per nulla grata a tutti quei soggetti terzi e alieni alla sua cultura che si ergono a paladini della sua specificità e spingono per promuoverne l’indipendenza e per conferirle un pieno riconoscimento internazionale anche al costo di produrre una rottura del presente delicatissimo equilibrio.