"L’economia è politica”; di Clara E. Mattei; edizioni Fuori Scena;
Isbn 979-12-225-0000-3.
Si noti la “è” nel titolo del Saggio che,
in fondo spiega tutto del messaggio dell’Autore!
In sintesi, il messaggio di quest’opera è
semplice e netto e si rivolge ai cittadini-elettori delle nostre democrazie. L’invito
è quello di aprire gli occhi e constatare che molte delle politiche economiche
restrittive (e forse tutte, secondo un mio giudizio riguardo alle opinioni dell’Autore)
che vengono propinate ai nostri sistemi sociali sono somministrate sulla base
di teorie pseudo-scientifiche e modelli matematici artificiosi che non hanno
nulla di veramente oggettivo ma che anzi, si basano su assunti dogmatici.
Per cercare di chiarire il concetto che, a parer mio, l’Autore cerca di esporre, faccio il seguente parallelo: le formulazioni matematiche delle scienze economiche si porrebbero in relazione alla scienza “vera” (come, ad esempio, la Fisica) nello stesso modo in cui i modelli astronomici tolemaici si contrapponevano all'astronomia galileiana e newtoniana. Non è quindi che l’astronomia antica non fosse in grado di formulare previsioni precise e sofisticate riguardo ai fenomeni celesti, ma il punto è che si basava su un sistema dogmatico che risultò superato da altri modelli che si dimostrarono più aderenti alla fenomenologia ai quali venivano applicati… questo potrebbe ben valere anche per le teorie economiche che, tra l'altro, non si occupano di spiegare realtà oggettive ma che, invece, sono fortemente influenzate da dinamiche sociali, culturali, individuali e, appunto, politiche.
Tornando all'opera e all'Autore, egli ci sta dicendo:
“attenti cari cittadini-elettori! Dietro tante formule matematiche e modelli economici
che vi vengono propinati all'interno di sistemi, solo apparentemente
deterministici, non c’è nulla di oggettivo, ma solo dei dogmi di fede (il
modello capitalista) per nulla indiscutibili e precise scelte politiche che vengono
spacciate come ricette inevitabili”.
L’Autore in realtà si spinge anche più in
là, affermando, in sintesi che le politiche di austerità non sono altro che
metodi escogitati dal sistema capitalistico per comprimere i diritti dei
lavoratori con l’obiettivo di mantenere una certa differenza fra la
remunerazione del fattore “lavoro” e la remunerazione del “capitale” riprendendo in questo un'analisi critica già svolta da Marx al sistema
capitalista; in questo senso quindi: “L’economia è politica”! … e qui mi fermo
nella mia esegesi del pensiero dell’Autore!
Dunque, qual è in sintesi il mio giudizio
su questo libro?
Devo ammettere che condivido alcune delle
sensazioni dell’Autore; anch'io ho spesso l’impressione che il nostro sistema
economico sia falsamente democratico e caratterizzato da non poche regole
truccate che hanno più che altro l’obiettivo di mantenere lo status quo e il
predominio delle élite; il problema però è che non mi vengono in mente proposte
alternative (e non mi sembra che ce ne siano neanche da parte dell’Autore!)
né ho l’impressione che gli esperimenti alternativi del passato abbiano
apportato risultati particolarmente promettenti. Vale forse quindi per il modello
economico capitalista ciò che un tempo pare abbia detto Churchill in merito
alla democrazia: “… la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta
per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora.”. Quindi ok,
siamo avvertiti, dovremmo cercare di applicare più senso critico nei confronti
delle “ineluttabili” scelte economiche che ci vengono propinate! ... Ma non avete
anche voi quell'orribile sensazione che la nostra opinione e la nostra capacità
di azione sia semplicemente irrilevanti?