“Il Piano Solo – I servizi segreti, il centro-sinistra e
il “golpe” del 1964”, di Mimmo Franzinelli, edizione Mondadori, ISBN: 978-88-04-52662-9.
Storia e Mito dell’Italia
degli anni Sessanta del Novecento, il “Piano Solo” riassume l’insieme di procedure
d’emergenza da attuare da parte dell’Arma dei Carabinieri in caso di (o rischio
di) presa di potere da parte della “sinistra”.
Il nome “Solo” derivava dal
fatto che l’operazione sarebbe stata posta in atto “solo” dall'Arma dei
Carabinieri senza ricorrere al contributo di altri Corpi di PS o reparti
dell’esercito.
Il Piano venne approntato
nel corso del 1964 dall'allora generale dell’Arma Giovanni De Lorenzo in
corrispondenza del primo Governo di Centro-Sinistra guidato da Aldo Moro. Prevedeva
l’occupazione di punti nevralgici, le procedure da attuare sul territorio al
fine del mantenimento dell’ordine pubblico e, soprattutto, l’arresto e la traduzione
in un luogo di isolamento pre-designato presso una base militare in Sardegna di
una serie di attivisti e politici di sinistra, sia appartenenti o simpatizzanti
del Partito Comunista, sia del Partito Socialista (circa 700 nominativi).
Proprio l’esistenza della
lista di proscrizione fu successivamente uno dei punti centrali intorno ai
quali si sollevò molto clamore non appena fu scoperta l’esistenza del piano
Solo (nel 1967) attraverso un’indagine del periodico l’Espresso. Alla lista,
infatti appartenevano non solo noti esponenti del movimento sindacale,
giornalisti e intellettuali, ma anche non pochi parlamentari, alcuni dei quali,
quelli socialisti, facenti pure parte delle alleanze di Governo.
Il Piano non solo non venne
attuato ma, più precisamente, sembrerebbe di capire (anche dalla lettura del
Saggio), che esso non rischiò neanche di essere realmente applicato. In questo
senso, fu solo uno dei tanti “piani” messi in atto all'epoca in chiave anticomunista
e, pertanto, costituisce anche una sorta di mito, forse eccessivamente
enfatizzato, del nostro Novecento. Dall'altra parte, viene riconosciuto che la
minaccia di un intervento di forza ebbe il suo peso sulle modalità attraverso
le quali venne a formarsi il secondo governo di Centro-Sinistra Moro; la paura
di una svolta autoritaria costrinse l’allora partito Socialista ad un ruolo più
subalterno e alla rinuncia di molta parte del suo programma riformista finendo
per screditarlo di fronte al proprio elettorato di sinistra e finendo, in
sintesi, per favorire l’avanzata del partito Comunista.
Il saggio ricostruisce con
precisione (allegando in appendice anche una serie di interessanti documenti) tutto
il quadro e il contesto storico nel quale il Piano venne elaborato mettendo in
luce, soprattutto, la psicologia, la cultura e l’ideologia dei principali
personaggi coinvolti. È molto interessante per il lettore verificare quanto
furono rilevanti le posizioni estremamente conservatrici (e persino più “destrorse”
di quanto perorato dall'amministrazione USA e dal … Vaticano!) dell’allora Presidente della Repubblica Antonio
Segni e, più in generale, di buona parte della Democrazia Cristiana, ma anche, da
parte di molti esponenti del mondo produttivo e delle Forze Armate, a
cominciare dalla Confindustria per arrivare alla Banca D’Italia guidata allora
dal Governatore Guido Carli.
Con quella classe politica,
guardando ex post, non c’è quindi poi tanto da stupirsi di tutto ciò che finì
per succedere da lì a poco: la stagione delle bombe, le trame nere, i servizi
segreti deviati con i loro infiniti depistaggi, il terrorismo di destra e
sinistra e, in sintesi, la fine della stagione di sviluppo economico nonché il
rallentamento di quello sociale e civile per arrivare, una volta “perso il treno”,
giù, giù, fino alla stasi dei nostri giorni.