Chissà perché, mentre rifletto su tutto ciò mi vengono in mente i colori e le forme solo apparentemente assurde degli splendidi quadri di Salvador Dalì ...
Guardo alla politica ed alla società, in
particolare quella di casa nostra, con due sentimenti contrastanti.
Il primo sentire è quello che definisco
“visione dell’acquario”, si guarda la situazione come se si fosse al di fuori
di essa con l’assurda sensazione di assistere a qualcosa di circoscritto, prevedibile
ma anche inalterabile. Sei fuori dall'acquario, puoi capire perché la vita si
svolge inesorabilmente in un certo verso e puoi intuire l’evoluzione di quel
mondo, ma se ciò che vedi non ti piace o se pensi che vada nella direzione
sbagliata sei anche consapevole che non puoi fare nulla per modificare quell'ambiente
che rimane assolutamente insensibile ad ogni tuo possibile intervento o
contributo. Questo tipo di punto di vista genera uno strano stato di atarassia
che, da una parte nasconde una buona dose di snobismo dettato dalla presunzione
di capire il “gioco”, dall'altra è causa diretta della consapevolezza e della
frustrazione di non poter intervenire né cambiare nulla. Si osserva, si prende nota, tutto
rigorosamente da “seduti”, mentre il nostro punto d’osservazione sembra scivolare
verso il basso lungo un piano inclinato.
L’altra componente genera uno stato d'animo opposto. Si ha, purtroppo, la spiacevole consapevolezza di essere invece proprio
dentro l’acquario e, peggio, si comprende perfettamente di non poter evadere da
esso. Questa è la “visione del pesce piccolo”. Il pesce piccolo è permanente in
ansia, anche perché si sente un pesce sostanzialmente solitario. Gli sembra di
vivere e osservare delle situazioni totalmente assurde e, certamente, vorrebbe quantomeno avere la
grazia di una minor consapevolezza. Come per l’osservatore esterno, egli si
sente in grado di capire il trend evolutivo dell’ambiente al quale forzosamente si appartiene, ma gli tocca anche prendere atto che la propria oggettiva
debolezza finirà per far si che anch'egli sarà trascinato dalla corrente della
storia insieme agli altri abitanti dell’acquario senza che si possa fare molto
per evitare di finire nei guai insieme e, forse a causa di tutti loro. Da qui discende un
irresistibile quanto irrealizzabile desiderio di isolamento e di fuga. Ma dove
si potrebbe andare? Purtroppo l’acquario, per definizione, è un luogo piccolo e
affollato delimitato da barriere invalicabili, non c’è un angolo, per quanto
apparentemente tranquillo dove ci si possa veramente rifugiare e comunque, neppure il mimetismo o persino il dono dell'invisibilità alla lunga servirà a qualcosa!