“Dunkerque; 26 maggio – 4 giugno 1940:
storia dell’operazione Dynamo”, di Franco Cardini e Sergio Valzania, edizioni Mondadori,
ISBN 978-88-04-68181-6.
Nel maggio del 1940, dopo una fase di
stasi del fronte occidentale l’esercito tedesco mette in atto l’operazione
“Fall Gelb” (Piano Giallo); in pochi giorni le difese approntate in Belgio e
nel Nord Ovest della Francia dalle truppe anglo-francesi e belghe vengono
completamente messe in crisi dall'applicazione di una tattica di combattimento
innovativa. È il trionfo del Blitskrieg
la guerra di movimento imperniata sul concetto di sfondamento e rapida
penetrazione del fronte prodotta da una forte concentrazione di reparti corazzati supportati da reparti di fanteria meccanizzata. Protagonisti della
sua applicazione furono un gruppo di “giovani” generali (Guderian, Rommel; Rundstedt
e, soprattutto, Von Manstein) che, effettivamente, rivoluzionarono l’applicazione
tattica del mezzo corazzato, fino ad allora, disperso fra i reparti di
fanteria e considerato come mero strumento d’appoggio della stessa.
A seguito del successo imprevisto dell’offensiva
tedesca, fra la fine di maggio e gli inizi di giugno, di fronte al rischio di
annientamento completo, la BEF (British Expeditionary Force), il corpo di spedizione
inglese, elaborerà il piano Dynamo e, contro le aspettative degli alleati belgi e
francesi, comincerà l’operazione di evacuazione dal suolo francese che finirà per
salvarlo creando le premesse per la continuazione del conflitto da parte delle
forze britanniche.
Ecco quindi che nell'arco di pochi giorni
si succederanno due operazioni militari di segno opposto ma di grande valore
strategico. Entrambe avranno rilevanti conseguenze sul proseguimento e sull'esito del conflitto.
Bel libro, che illustra con precisione e
attraverso l’ausilio di cartine entrambi gli eventi, ma che si sofferma anche a
fornire al lettore il necessario quadro storico per capire la genesi dello
scontro e gli effetti a lungo termine prodotti dalle due operazioni.
Giusta anche l’enfasi tributata alla disperata
e, se vogliamo, senza speranza resistenza delle truppe francesi e belghe, fatto
troppo spesso ignorato e, invece, determinante ai fini della tenuta del
perimetro difensivo di Dunkerque.